Storica firma dell’Unità, ha coniugato perfettamente il giornalismo con l’amore per la bicicletta

Addio Gino Sala, cantore del ciclismo

Gino Sala in una gara di giovanissimi

VOGHERA (Pavia) – Giornalismo sportivo in lutto per la scomparsa di Gino Sala. Storica firma dell’Unità, era un cantore del ciclismo, al quale ha dedicato la sua vita con la passione propria di chi riesce a coniugare perfettamente il giornalismo con l’amore per la bicicletta. Un amore autentico, capace di ammonire, bacchettare e bastonare errori e storture, ma anche perdonare vizi e stravizi di un mondo che, soprattutto negli ultimi anni, ha subìto e patito gli sconvolgimenti propri di uno sport che, ormai, chiede all’atleta sforzi sovrumani per 365 giorni l’anno.
Nato a Voghera il 26 maggio 1925, ha raccontato per decenni le più importanti gare ciclistiche del calendario internazionale, dalle grandi corse a tappe, come il Giro d’Italia ed il Tour de France, alle classiche in linea, dalla Milano-Sanremo al Giro di Lombardia, passando per i mondiali e le classiche del Nord, con in testa la Parigi-Roubaix ed il suo infernale pavè. Cronache che, spesso, sconfinavano piacevolmente nel romanzo e nella poesia, grazie al genio, all’estro e alla competenza di Gino.
Doti indiscusse che gli erano valse i galloni di “deus ex machina” delle più importanti corse a tappe del mondo dilettantistico, organizzate proprio dal suo giornale, l’Unità: il Gran Premio della Liberazione, che il 25 aprile si svolge a Roma, sul tradizionale circuito delle Terme di Caracalla, ed il Giro delle Regioni a tappe. Appuntamenti che, prima della caduta del muro di Berlino, ovvero prima del passaggio degli atleti dell’Est al professionismo, rappresentavano, assieme alla Corsa della Pace, i principali appuntamenti del ciclismo mondiale.
Apparentemente di carattere burbero, alla Gino Bartali per intenderci, Gino Sala era un buono che, come tutte le persone vere, amava dire pane al pane e vino al vino; doti sempre più rare nel giornalismo di oggi, spesso distante dalla verità, specie se amara e controcorrente.
Il ciclismo ce l’aveva nel sangue e non era raro vederlo partecipare, anche animatamente, alle discussioni su come riportare questo nobile sport, fatto di amore, sudore e sacrificio, agli antichi splendori dell’epoca in cui rappresentava lo sport più popolare del nostro Paese. Idee, quelle di Gino, spesso espresse nei corridoi delle Assemblee congressuali della Federciclismo, ma altrettanto spesso inascoltate da dirigenti sempre più lontani da quella base che, invece, rappresenta la linfa di questo sport che ha nella strada il suo unico motivo di vita.
I funerali si svolgeranno domani, mercoledì 2 febbraio, a Voghera, alle ore 10.15 nella chiesa di Pombio. Di Gino Sala ci mancheranno le cronache e i consigli. Conserveremo, invece, per sempre, le sue memorabili pagine di storia del ciclismo, le sue idee e il suo amore per la bicicletta e per il giornalismo. Convinti che il suo insegnamento potrà serivire, un giorno, speriamo non molto lontano, a ridare dignità ad uno sport, il ciclismo, che non merita certamente di essere ridotto a sinonimo di doping.

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