
Un momento del convegno sulla rivolta di Reggio Calabria e l'informazione

Antonio La Tella
REGGIO CALABRIA – In una città dalla memoria corta c’è ancora chi, a distanza di cinquant’anni, ricorda la rivolta di Reggio (Reggio Calabria contro Catanzaro a disputarsi, col sangue, il diritto di essere capoluogo) come fosse avvenuta ieri.
“La hall dell’hotel Excelsior, a Reggio, era diventata un accampamento – racconta Antonio La Tella, decano dei giornalisti calabresi e storica firma del Tempo – in cui, purtroppo, si ritrovavano tanti esemplari di quel giornalismo avariato che segnò le tristi vicende che, dal 14 luglio del 1970, si protrassero per buona parte del ‘71”.
“Un giornalismo pronto a tutto – incalza La Tella – che raccontò tante cose di questa dolorosa pagina della storia della Calabria e dell’Italia intera, tranne la verità”.
Lui, Antonio, ha fatto, all’epoca, la sua parte dalle colonne del Tempo, “quando il Tempo era ancora il Tempo…”. Ha scritto intere pagine su Ciccio Franco, l’anima della rivolta, “che parlava una lingua semplice, e per questo fu scelto dal popolo, dai grandi giornali e dalla politica”.
Lo ha descritto come se l’avesse di fronte, il leader dei “boia chi molla”, Antonio La Tella, ad una platea – evidentemente di saggi e fortunati – che, l’altra sera, lo ha, a lungo, ascoltato a Palazzo Foti, sede della Provincia di Reggio Calabria, in un convegno sulla rivolta di Reggio e l’informazione, promosso dall’Associazione culturale Calogero, guidata da Fortunato Aloi.
“Franco era un irrequieto – ha continuato La Tella – e fu proprio questa sua irrequietezza che, insieme alla semplicità, lo portò a diventare l’emblema della rivolta. Il punto di riferimento e di convergenza delle frustrazioni e dei diritti usurpati della gente di Reggio. Scelto dal popolo e dal potere, che aveva bisogno di un elemento forte, dichiaratamente fascista. Non servivano alla politica, in quell’occasione, i moderati”. Come lo stesso Natino Aloi, “esponente di quella destra, appunto, rispettabile – spiega La Tella – ma di cui la politica della rivolta non sapeva che farsene”.
Incalzato dai colleghi Carlo Parisi, Enzo Laganà, Saro Lombardo, Eugenio Marino (alcuni troppo giovani per potersi definire veri e propri testimoni dei fatti del ’70), che, a più riprese, hanno sottolineato “la differenza enorme che passa e che passò, allora, tra comunicazione e informazione”, Antonio La Tella ha ribadito, a chiara voce, “la sofferenza personale per l’informazione affatto leale che caratterizzò, disgraziatamente, la rivolta di Reggio”.
Da un lato, un’informazione contraffatta, dall’altro “la disonestà della cultura ufficiale – dice La Tella – per cui, a tutt’oggi, non abbiamo ancora saputo quali ordini partirono da Roma e che peso ebbe il governo centrale nella rivolta di Reggio, considerata, da più parti, come la rivolta dei lazzari, prestando il fianco al più bieco spirito antimeridionalista”.
Il racconto si fa ancora più preciso. E crudo: “Nessuno fece qualcosa di fronte alla crudeltà delle operazioni di polizia. Nulla fecero i politici, nulla il Parlamento, neppure quando Giuseppe Reale, allora deputato, lesse – e fu il solo a farlo – la propria deposizione ufficiale su quanto stava accadendo a Reggio”.
“Alle ore 19 del 16 luglio 1970 sono stato fermato dalla Polizia, portato in Questura e, lì, picchiato selvaggiamente. La stessa cosa fecero con altri, presi in strada. Come se non bastasse, ci hanno aperto la bocca e sputato dentro. E altri atti innobinabili, mentre eravamo per terra, legati”.
Una denuncia “caduta nel vuoto”, ribatte La Tella, di cui non sembra vi siano grandi tracce neppure nelle tante pubblicazioni che si sono susseguite, in questi anni, sulla rivolta di Reggio Calabria. Libri, album fotografici, volumi dal peso – quello fisico, ovviamente – insostenibile, “che continuano a proliferare – sottolinea l’onorevole Aloi – ma con l’unico risultato di lasciarci pagine dal sapore goliardico di vicende, a tratti, assurde. La realtà è ed è stata un’altra cosa”.
E a raccontarla, forse, è meglio sia chi, la storia non solo l’ha raccontata, ma l’ha fatta. Come Antonio La Tella, che domani, 29 gennaio 2011, festeggia il suo ottantottesimo compleanno.