Il direttore chiede alla redazione il voto sul piano editoriale. Martedì prossimo il voto

Corsera: chi sta con Ferruccio de Bortoli?

Ferruccio de Bortoli

MILANO (Il Sole 24 Ore Radiocor) – “La redazione esprima il suo voto, sul piano editoriale, sul piano di mediazione e sulla fiducia al direttore”. Si conclude così l’intervento del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, in un incontro con i giornalisti del quotidiano. La riunione, con 150 presenti si è conclusa senza domande, nel silenzio.
Oggi si riuniranno i delegati e martedì prossimo è prevista l’assemblea plenaria sulle proposte di de Bortoli. Il direttore ha rimarcato la linea di indipendenza del giornale rispetto alla proprietà: “Nessuno vi ha mai chiesto di servire gli interessi dei nostri azionisti – ha detto – il Corriere ha pubblicato tutto quello che meritava di essere pubblicato.
Avrà commesso degli errori – ha aggiunto – di cui porto l’intera responsabilità, ma non ha mai censurato nulla. Ha criticato la Fiat, Intesa San Paolo e altri nostri azionisti. Ha condotto coraggiose inchieste su Finmeccanica ed Eni. Sfido altri giornali – ha sottolineato – a fare altrettanto con i loro padroni, a indagare, per esempio sul business delle energie alternative o a sviscerare le vicende di finanziarie e immobiliari che hanno depredato allegramente i risparmiatori”.Il direttore ha poi precisato che “la direzione non è, come è stato affermato in infelici comunicati, sullo stesso piano dell’azienda o addirittura al di sotto. Non siamo una dependance della direzione del personale. Non serviamo alcun interesse che non sia quello del Corriere”. Nulla sarà più come prima, ha spiegato, in quanto le opportunità del cambiamento tecnologico dell’informazione sono superiori ai rischi.
“Ma solo se saremo protagonisti convinti, non inseguitori riluttanti. Solo se avremo il coraggio, persino temerario, di percorrere nuove strade, darci regole diverse”. Per De Bortoli un giornale sano ed efficiente “difende meglio la qualità, risponde alle esigenze dei lettori, toglie gli alibi a non investire nei talenti e nelle tecnologie ad amministratori troppo piegati su logiche di redditività a breve o troppo inclini a tagliare con miopia i costi senza innovare” e ha poi aggiunto che “per crescere dobbiamo essere efficienti, flessibili e aperti all’innovazione. Dobbiamo governare l’innovazione, non subirla. Ma questo non vuol dire che dobbiamo, che dovete rinunciare a tutele e diritti”.

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