
Oltre all’eurodeputata Alfano e al capogruppo Costantini, prenderanno parte al dibattito il giornalista de “La Repubblica”, Giuseppe Caporale, il magistrato Giovanni Cirillo e il giornalista e capostruttura di Rai Tre, Loris Mazzetti. A moderare il dibattito, che si terrà alle ore 18 nella sala “De Cecco” del Consiglio Regionale, sarà il giornalista dell’Ansa, Luca Prosperi.
“Spero che eventi come questi – dice Sonia Alfano – servano a far prendere coscienza, a chi ancora non l’ha fatto, della condizione del nostro Paese, e che possano incidere positivamente creando un’onda di entusiasmo nei cuori di tutte quelle persone che non hanno ancora trovato la forza e il coraggio per reagire mettendosi in gioco e attivandosi. In questo momento delegare tutto alla politica sarebbe un errore tremendo, c’è bisogno dell’aiuto e della partecipazione degli italiani”.
“Non avrò pace finchè non andranno in carcere anche i mandanti «politici» dell’omicidio di mio padre, quelli che si nascondono tra le istituzioni e i professionisti, il livello dei cosiddetti «colletti bianchi»”.
Ha detto Sonia Alfano, in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, in riferimento all’omicidio del padre Beppe, assassinato a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio del 1993.
“Come è emerso anche nel corso di alcune inchieste e come hanno riferito alcuni pentiti – ha proseguito Sonia Alfano – c’è un noto avvocato che a Barcellona Pozzo di Gotto coordinava, in quel periodo, i collegamenti tra la mafia, in particolare il clan Santapaola di Catania, e i servizi segreti deviati. Mio padre, quando è stato ucciso, stava indagando su una truffa agrumicola all’Ue e sono certa che questo ha dato fastidio non solo ai boss.
Inoltre, come ha ammesso lo stesso procuratore dell’epoca, Olindo Canali, a Barcellona Pozzo di Gotto, il giorno in cui fu ucciso mio padre, c’era la presenza di Ros, Sisde e Sco: questo non credo sia casuale”.
“Come è emerso anche nel corso di alcune inchieste e come hanno riferito alcuni pentiti – ha proseguito Sonia Alfano – c’è un noto avvocato che a Barcellona Pozzo di Gotto coordinava, in quel periodo, i collegamenti tra la mafia, in particolare il clan Santapaola di Catania, e i servizi segreti deviati. Mio padre, quando è stato ucciso, stava indagando su una truffa agrumicola all’Ue e sono certa che questo ha dato fastidio non solo ai boss.
Inoltre, come ha ammesso lo stesso procuratore dell’epoca, Olindo Canali, a Barcellona Pozzo di Gotto, il giorno in cui fu ucciso mio padre, c’era la presenza di Ros, Sisde e Sco: questo non credo sia casuale”.