Una serie di iniziative per ricordare il giornalista assassinato a Catania

27 anni fa la mafia uccideva Pippo Fava

Pippo Fava

L’auto crivellata dai colpi nell’agguato al giornalista

CATANIA – Una serie di iniziative oggi a Catania per ricordare il giornalista e scrittore Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia la sera del 5 gennaio 1984 davanti all’ingresso del teatro “Stabile”. Aveva appena parcheggiato la sua Renault 5 e stava per aprire lo sportello quando un killer sparò attraverso il finestrino cinque colpi calibro 7,65 che lo colpirono al collo e alla nuca.
In quegli anni Pippo Fava era un giornalista scomodo: attraverso i ‘Siciliani’, mensile da lui fondato un anno prima, conduceva inchieste contro l’intreccio tra mafia, affari e politica. Le manifestazioni in memoria di Fava si sono aperte nel suo paese di origine, Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, con un dibattito sulla libertà di informazione, per poi proseguire a Catania con un presidio sul luogo dell’agguato e altri dibattiti sempre sul tema del giornalismo libero.
Per il delitto la prima Corte d’Assise di Catania ha condannato il boss Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, ritenendoli mandanti, e Marcello D’Agata, Francesco Giammuso e Vincenzo Santapaola, come organizzatori ed esecutori dell’omicidio. La Corte d’appello di Catania ha poi confermato le condanne all’ergastolo per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, mentre ha assolto D’Agata, Giammuso e Vincenzo Santapaola, che in primo grado erano stati condannati all’ergastolo.
La sentenza è stata confermata in Cassazione nel novembre del 2003. Giuseppe Fava, nato il 15 settembre 1925, si era laureato in Giurisprudenza nel 1947 ed era diventato giornalista professionista nel 1952. Al mestiere aveva affiancato anche un’intensa attività di scrittore, drammaturgo e regista teatrale.

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