
In merito all’iniziativa dell’Esecutivo comunitario, l’Associazione europea degli editori di quotidiani (Enpa), al cui interno opera una commissione tecnica sulle questioni giuridiche e sociali che vengono esaminate in sede Ue, ha definito alcuni punti di interesse dell’editoria giornalistica che vanno sostenuti in sede europea. Tra questi è fondamentale che non vengano introdotte modifiche ai regimi fiscali che prevedono l’applicazione di aliquote zero o ridotte sulle vendite di giornali (in Italia, l’aliquota Iva sulle vendite di quotidiani, periodici e libri è attualmente al 4%).
Secondo l’Enpa è, inoltre, necessario che i giornali non vengano inclusi nella cosiddetta “aliquota culturale” prevista per i prodotti offline che, pur ridotta, dovrebbe essere comunque più elevata delle aliquote attualmente praticate sulle vendite dei giornali. Semmai bisogna agire con forza, per ragioni di equità fiscale e per sostenere l’editoria giornalistica nelle iniziative dirette a diversificare le proprie attività in ambito multimediale, perché le aliquote agevolate in essere per le informazioni su carta vengano estese a quelle divulgate online.
Tutto questo è da ricondurre in un quadro di argomentazioni di carattere più generale che esaltino il ruolo vitale e insostituibile della stampa nella dialettica democratica di ogni Stato membro dell’Unione europea. Secondo Algirdas Semeta, Commissario responsabile per la fiscalità, è avvertita l’esigenza di un sistema Iva semplice, moderno ed efficace. L’Iva è pagata dai cittadini, riscossa dalle imprese ed è una delle principali fonti di entrata degli Stati membri, per cui interessa tutti. Semeta ha, inoltre, affermato che all’interno della Commissione è prevalente l’orientamento ad utilizzare la consultazione per eliminare alcune esenzioni, piuttosto che aggiungere altri prodotti o servizi a quelli che godono di aliquote zero o ridotte.
É una posizione che desta preoccupazioni e che potrebbe risolversi, soprattutto nell’attuale fase di ristagno della domanda, in un ulteriore disincentivo alla già scarsa propensione all’acquisto di giornali. L’iniziativa della Commissione nasce dalla considerazione che l’Iva fu introdotta nell’UE più di 40 anni fa, in un momento in cui il mercato era molto diverso da oggi. Nonostante gli sforzi compiuti negli anni per modernizzare e semplificare poco pervolta il sistema dell’Iva, il regime non sembra più rispondere – secondo la Commissione ‐ alle esigenze di un’economia moderna, orientata al servizio e basata sulla tecnologia. La complessità dell’attuale sistema genera costi e oneri inutili percontribuenti e amministrazioni e ostacola il mercato interno. Inoltre, alcune debolezze insite nel sistema lo rendono vulnerabile alla frode e all’evasione.
Il sistema dell’Iva va, pertanto, fondamentalmente rivisto. All’interrogativo perché fare ora questa operazione, in un comunicato della Commissione, viene sottolineato come l’attuale situazione economica abbia messo in luce l’importanza del ruolo svolto dall’Iva nel garantire la stabilità e la crescita economiche. Essa rappresenta un’importante fonte di entrate per gli Stati membri (fino al 20% del totale degli introiti fiscali) e potrebbe diventare ancora più importante, dal momento che la recessione e l’invecchiamento della popolazione incidono su altre fonti di reddito. Studi economici dimostrano inoltre che le imposte sui consumi sono tra quelle che maggiormente favoriscono la crescita, ed un sistema dell’Iva più solido potrebbe contribuire a rigenerare l’economia europea. È pertantodi grande importanza garantire che il sistema dell’Iva dell’Unione europea siapienamente funzionante ed esprima tutto il suo potenziale. Il Libro Verde pone interrogativi suddivisi per tematiche generali, mantenendo altempo stesso la consultazione il più possibile aperta a tutte le idee e opinioni. Innanzitutto viene chiesto se i fondamenti dell’attuale sistema dell’Iva vadano rivistie se i beni e i servizi vadano tassati nello Stato membro di origine o in quello in cuisono venduti o prestati. Successivamente, il Libro Verde si interessa a questioni specifiche che si sono poste negli anni, quali, ad esempio, se le aliquote Iva ridotte siano ancora pertinenti, se le norme in materia di detrazione siano sufficientementeneutre, se e come il sistema possa essere reso più impermeabile alla frode, o ancoracome si possa semplificare la burocrazia per le operazioni assoggettate all’Iva.Infine, viene chiesto ai partecipanti alla consultazione se e come sia possibile migliorare la riscossione dell’Iva al fine di ridurne l’attuale divario nell’UE, pari a 100 miliardi di euro. La consultazione non si limita alle domande poste: i partecipanti sono infatti incoraggiati a sollevare qualsiasi altra questione che essiritengano potenzialmente rilevante per il futuro dell’Iva.La consultazione pubblica è aperta fino al 31 marzo 2011. Sulla base delle risposte ricevute, la Commissione presenterà le priorità per il futuro sistema dell’Iva in una comunicazione che pubblicherà alla fine del 2011.