Le casse previdenziali, tra cui l’Inpgi, sono 18 per un totale di 1 milione e 70 mila iscritti

Professioni: un “affare” da 196 miliardi

Andrea Camporese (Inpgi e Adepp) e Marina Calderone (Cup)

ROMA (Labitalia) – Le casse previdenziali per i professionisti ad oggi sono diciotto, per un totale, al 2008, di 1 milione e 79 mila iscritti, quindi oltre il 50% degli iscritti agli ordini. La percentuale di iscritti alle casse previdenziali fornisce un’indicazione di massima sulla quota di professionisti che svolgono, in tutto o in parte, la professione in forma autonoma. E’ quanto emerge dal rapporto realizzato dal Cup (Comitato unitario professioni) in collaborazione con il Cresme “Il valore sociale delle professioni intellettuali”, presentato a Roma.
Dodici ordini hanno la propria cassa di riferimento (giornalisti, medici, consulenti del lavoro, farmacisti, infermieri, psicologi, veterinari, geometri, periti industriali, avvocati, notai e biologi); otto ordini sono accomunati in tre casse previdenziali (una per geologi, chimici, attuari, agronomi e forestali, una per ingegneri e architetti e infine una per agrotecnici e periti agrari, anche se con gestioni separate); cinque ordini (ostetriche, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnologi alimentari, assistenti sociali, spedizionieri doganali) non hanno una cassa specifica, ma i propri aderenti sono iscritti all’Inps.
Infine, unico nel panorama, il caso dei commercialisti e dei ragionieri, che a seguito dell’unificazione, in presenza di un unico ordine, attualmente contano due casse separate.
Un documento condiviso da tutti gli ordini professionali è quello consegnato al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, dalla presidente del Cup (Comitato unitario professioni), Marina Calderone e dai rappresentanti del Pat (professioni area tecnica) per arrivare ad una riforma delle professioni.
Un’occasione per riflettere sulla riforma delle professioni è stato anche il congresso del Conaf, dove è intervenuto il presidente del Consiglio nazionale dei dottori agronomi, Andrea Sisti, il vicepresidente di Confindustria, Aldo Bonomi e i rappresentanti di altri ordini professionali.
Intanto, il Cup, guidato da Marina Calderone, scende in campo contro il riconoscimento di associazioni professionali non regolamentate e chiede regole condivise. Al centro del dibattito anche le società tra professionisti. A scattare una fotografia del mondo delle libere professioni, con un occhio all’iter della riforma, è il Rapporto che il Cup ha realizzato in collaborazione con il Cresme (con dati su giro d’affari, casse previdenziali, sbocchi per neo-laureati), presentato a Roma dalla presidente Calderone, alla presenza del ministro del Lavoro, Sacconi.
La presentazione del documento è avvenuto a meno di 100 giorni dalla convocazione del ministro Alfano per avviare il confronto che avrebbe portato alla formulazione di uno Statuto delle libere professioni. Per la presidente del Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone, l’impegno è stato anche quello di individuare delle misure di welfare per i giovani e per le donne.
Diversi i temi sul tappeto dall’autonomia gestionale all’housing sociale sui quali si sono confrontati, in vista dell’incontro con i ministri Sacconi, Tremonti e Matteoli, giudicato dal settore in modo positivo: Andrea Camporese, presidente Adepp-Associazione degli enti previdenziali privati; Sergio Nunziante, presidente Enpab-Ente nazionale di previdenza e assistenza favore dei biologi; Walter Anedda, presidente Cnpadc-Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti; Paolo Saltarelli, presidente Cnpr-Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei ragionieri e periti commerciali; Marco Ubertini presidente Cassa nazionale di previdenza e assistenza Forense; Paola Muratorio, presidente Inarcassa. Un altro tema su cui si battono le Casse di previdenza è quello del welfare per i lavoratori degli studi professionali. Intanto, la Cassa geometri ha approvato il bilancio di previsione.
Il volume d’affari complessivo delle professioni è pari a 196 miliardi di euro e il peso economico delle professioni si posiziona tra il 14,9% e il 15,1% del Pil del Paese. E’ quanto emerge dal rapporto realizzato dal Cup (Comitato unitario professioni) in collaborazione con il Cresme “Il valore sociale delle professioni intellettuali”. Importante anche l’occupazione generata dalle diverse categorie professionali: tra occupazione diretta (2,1 milioni di professionisti iscritti agli albi) e indotta, si definisce infatti un bacino occupazionale relativo alle professioni regolamentate stimabile in poco meno di 3,95 milioni di posti di lavoro, pari al 15,9% dell’occupazione complessiva, con l’8,5% di occupazione diretta e il 8,7% nell’indotto.
I professionisti hanno raggiunto una diffusione capillare e, costituendo un sistema organizzato e strutturato territorialmente, hanno avuto, e possono ancora svolgere in futuro, un ruolo fondamentale per il processo di innovazione e di sviluppo socio-economico del territorio.
L’analisi dei dati demografici può permettere di mettere ancora più in risalto l’entità del fenomeno professionale nel nostro Paese. I 27 ordini professionali italiani contano oggi un numero di iscritti superiore a 2 milioni e 100 mila, in media, 35 professionisti ogni mille abitanti.
La Lombardia, con quasi 303 mila iscritti, è di gran lunga la regione con la maggiore presenza di professionisti, seguita dal Lazio (236 mila), dalla Campania (200 mila) e dalla Sicilia (172 mila). Ma in rapporto la Valle d’Aosta è la regione con la maggiore incidenza di professionisti di area tecnica (14,7 ogni mille abitanti), seguita da Basilicata (14,5) e Molise (12,1). Le Regioni con maggiore diffusione di iscritti alle professioni sanitarie, invece, sono Liguria (19,8 professionisti ogni mille abitanti), Lazio (19,7), Molise (18,9) e Sardegna (18,5).
Per quanto riguarda l’area economico-sociale e giuridica, è ancora il Lazio a registrare un numero maggiore di professionisti (11,7 ogni mille abitanti), per via di una presenza decisamente maggiore soprattutto di giornalisti (3,5 rispetto all’1,8 nazionale), avvocati (4,6 contro 3,3 nazionale) e consulenti del lavoro (0,7 contro 0,4). Al Lazio segue la Calabria, con 10,5 professionisti ogni mille abitanti, Campania (9,9) e Puglia (9,6).

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