Al terzo giorno di sciopero della fame, la giornalista si rivolge al direttore del Corriere della Sera

Paola Caruso scrive a Ferruccio de Bortoli

Ferruccio de Bortoli

Caro Direttore,
in questo momento mi sento un topolino che si rivolge a un gigante. Ho letto le sue dichiarazioni in merito alla mia vicenda. In realtà le avevo scritto una mail per avvertirla della mia forma di protesta, ma capisco che può esserle sfuggita. Forse mi sono sbagliata sul tipo di contratto della new-entry, mi fa piacere sapere che i nuovi co.co.co. abbiano accesso al desk. A me non risulta.
Quando ho iniziato questa protesta, circa 48 ore fa, non mi aspettavo di suscitare tanto clamore. Ok, ci speravo, lo confesso. L’esasperazione che ho provato quando ho capito che al Corriere non sarei stata mai assunta non è solo mia. Lo stesso disagio coinvolge tutti i colleghi precari, non solo di via Solferino.
Con una scelta forte ho pensato di sollevare il problema per portarlo all’attenzione pubblica. E’ emozionante constatare che è andata così: la Rete ha diffuso il mio messaggio, il Cdr del Corriere si è occupato del mio caso, l’Fnsi ha pubblicato la notizia sul sito e altri giornalisti, precari e non, hanno espresso solidarietà.
Ora mi è stato comunicato che questi soggetti forse prenderanno posizione nei prossimi giorni. Il loro punto di vista servirà a far luce sui dettagli, spero. Ma soprattutto a sviluppare il dibattito su questi temi, a me molto cari.
I migliori saluti.

Paola Caruso

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