Puntuali ad ogni anniversario, le rivelazioni sui complici girano tutte attorni agli stessi nomi

Pasolini: caso ancora aperto dopo 35 anni

Pier Paolo Pasolini

ROMA – A 35 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta all’alba del 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia, il mistero resta. Mentre il mondo della cultura celebra oggi l’anniversario, la Procura di Roma aspetta dal Ris dei carabinieri le risultanze di perizie ordinate all’apertura, nella primavera scorsa, dell’ennesima inchiesta. Al momento resta la verità giuridica di un solo assassino, il reo confesso Pino Pelosi, detto “la rana”, in concorso con ignoti.
Sette lustri non sono bastati a dare un nome a quegli ignoti che, con Pelosi, infierirono sul corpo del poeta fino a renderlo irriconoscibile. Puntuali a ogni anniversario, le rivelazioni sui complici girano tutte attorni agli stessi nomi: i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino, poi morti di Aids, e Giuseppe Mastini, nella malavita noto come Johnny lo zingaro, in grado di confessare secondo molti.

 Oltre ai complici, il problema restano i mandanti se è vero, secondo alcune teorie investigative che hanno preso corpo negli anni, che Pier Paolo Pasolini morì vittima di un complotto.
Motivato, è la teoria, dal fatto di aver scoperto ed essere pronto a pubblicare, nel romanzo “Petrolio”, inquietanti rivelazioni sull’Eni, sulla morte di Enrico Mattei e su quella del giornalista dell’Ora di Palermo, Mauro De Mauro. I teorici del complotto sostengono la tesi della sparizione del capitolo “Lampi sull’Eni”, mai ritrovato nonostante nei mesi scorsi Marcello Dell’Utri, fra le altre cose bibliofilo, sostenne di aver ricevuto un’offerta di acquisto del manoscritto.
Ma sono i dubbi di oggi. Allora, per un paio di settimane, la confessione di Pino Pelosi venne presa per buona da tutti.

 Solo verso la fine di novembre, Oriana Fallaci e quasi l’intera redazione dell’Europeo cercarono un’altra verità.

 Fu l’inizio di un percorso lungo che ha portato alla riapertura delle indagini più volte negli anni.
In occasione dell’anniversario, Castelvecchi editore ha pubblicato “Pier Paolo Pasolini – Una Morte Violenta” di Lucia Visca (Collana: Analisi, pp. 256 + 16 foto, euro 16). La mattina del 2 novembre del 1975, Lucia Visca, oggi direttore delle testate web mensileatlante.it, mensiletechnet.it e geopolitica, fu la prima cronista ad accorrere sulla scena del delitto. Insieme al cadavere del poeta giacevano alcuni indizi importantissimi: dettagli trascurati dai primi investigatori.
“Lucia Visca ha visto con i propri occhi gli indizi che contribuivano a dimostrare la presenza di altre persone sulla scena del delitto”, scrive Gianni Borgna nella prefazione. Da brava cronista avrebbe potuto raccontarlo fin dall’inizio, come poi fece in seguito. Nel farlo ha riottenuto dalla storia ciò che il giornalismo, un po’ crudelmente, le aveva tolto: il caso Pasolini è ancora aperto e la sua testimonianza resta essenziale”.
Scrupolosa inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini, il libro di Lucia Visca accende i riflettori su ciò che accade nelle prime tre ore dopo il ritrovamento del corpo martoriato del poeta, nella convinzione che è proprio a quei momenti che occorre tornare per elaborare ipotesi realistiche sulle modalità dell’omicidio e sui suoi possibili moventi e mandanti di ciò che resta uno dei delitti piu’ dolorosi mai sopportati dalla storia e dall’opinione pubblica italiana.

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