
Paola Laforgia
BARI- L’Ordine dei giornalisti della Puglia ha convocato, per il 3 novembre prossimo, una riunione straordinaria del Consiglio regionale per discutere su quanto sta avvenendo nel mondo dell’informazione attorno alla vicenda di Sarah Scazzi e valutare se vi siano state violazioni disciplinari.
La convocazione, spiega la presidente Paola Laforgia, è dettata dalla constatazione che “nel corso di questi mesi, l’attenzione mediatica sulla vicenda è stata altissima e, a fianco alla cronoca che quotidianamente decine di colleghi hanno fatto con correttezza e impegno, si è sviluppata e ha preso sempre più piede un’informazione che è stata alimentata e ha alimentato a sua volta forme di curiosità morbosa con la pubblicazione di notizie, interviste e atti di inchiesta, anche segreti, che hanno sforato il perimetro del corretto esercizio del diritto-dovere di cronaca”.
Paola Laforgia denuncia che “attorno a questo evento, inoltre, si starebbe sviluppando un mercato sotterraneo e inquietante di foto, video, documenti e persino interviste a pagamento. Se queste distorsioni dovessero essere confermate sarebbero molti gli attori coinvolti a doversi interrogare su come la cronaca di un dramma possa essere diventato uno spettacolo sfrenato, svincolato dai principi etici e deontologici dei professionisti che se ne sono occcupati. Il limite di una corretta informazione – sottolinea la presidente dell’Odg pugliese – pare essersi spinto oltre e questo sta anche provocando l’indignazione di molti cittadini e di parte del mondo dell’informazione che ha portato all’intervento del garante della privacy”.
Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Puglia intente, pertanto, “discutere all’interno della categoria di quanto sta avvenendo nella consapevolezza che la vastità del fenomeno va ben oltre i confini regionali. Valuterà eventuali azioni disciplinari ma soprattutto intende richiamare tutti i colleghi a riprendere in mano il destino della nostra professione e autoimporsi una frenata su una strada scivolosa che rischia di attenuare sempre più, fino a cancellarlo, il senso del rispetto per le persone, per il dolore, per la vita, per la morte e, infine, anche per la dignità e la credibilità della nostra professione”.