La Corte Costituzionale cancella la legge repressiva emanata nel 1963 dal presidente Suharto

L’Indonesia sopprime il potere di censura

Mathias Hariyadi
JAKARTA – La Corte Costituzionale indonesiana (Mahkamah Konstitusi – Mk ) ha emanato il 13 ottobre scorso una sentenza per spogliare il procuratore generale del suo potere di divieto e censura sui libri. La sentenza è un importante passo avanti per la libertà d’espressione in Indonesia. A gennaio di quest’anno Rahmat Bagja e Fatahillah Hoed, due avvocati del Center for information law, hanno presentato una petizione alla Corte Costituzionale per revocare la legge n. 4/PNPS/1963, che forniva la base legale al procuratore per vietare i libri. Essa era stata mantenuta anche durante l’amministrazione dell’ex presidente Megawati Soekarnoputri.
Nella sessione plenaria del 13 ottobre, il giudice Mahfud MD ha dichiarato: “L’attuale legge n. 4/PNPS/1963 viola la Costituzione indonesiana del 1945, per questo essa deve essere revocata e non più rispettata”. Grazie a questa legge il presidente Suharto, negli anni della sua dittatura (1967-1998), ha manipolato l’ufficio di Procura Generale per schiacciare qualsiasi “nemico” politico, censurando libri e materiale stampato che contenevano critiche sul governo.
La relazione presentata a gennaio affermava che solo dal 2006 la Procura Generale ha vietato almeno 22 libri, di cui 13 di storia per le scuole medie inferiori e superiori. I libri si riferivano in particolare alla controversa questione del fallito colpo di stato comunista del 30 settembre 1965, che aveva portato al potere Suharto in seguito all’uccisione di 7 generali dell’esercito. La tesi dei volumi sosteneva che quella tragedia era stata provocata da questioni interne all’esercito – tesi che il presidente Suharto e il suo regime hanno sempre negato.

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