Il presidente del Consiglio si scaglia contro giornali e giornalisti: "Disinformazione insostenibile"

Berlusconi sogna uno sciopero contro la stampa

Silvio Berlusconi

SAN PAOLO DEL BRASILE – «Bisognerebbe fare uno sciopero degli italiani per insegnare ai giornali a non prendere in giro i loro lettori». La stupefacente affermazione è del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Oggi a San Paolo, in una città deserta per via della partita di calcio Brasile-Cile, valida per gli ottavi di finale dei Mondiali in Sudafrica, che inchioda 25 milioni di abitanti davanti alla tivù, il premier se l’è, infatti, presa ancora una volta con la stampa.

A giudizio di Berlusconi, giornali e giornalisti avrebbero fatto “dei resoconti sul G20 che sono l’esatto contrario della riunione: veramente una presa in giro dei lettori”. “Ma, a livello più generale, da molti mesi a questa parte – ha aggiunto Berlusconi – c’è una disinformazione che vedo fare che è inconcepibile».

Immediata la replica del segretario della Fnsi, Franco Siddi, che giudica le parole di Berlusconi “un’aggressione continua, ingiustificata e fondata sulla verità invertita. E’ ben curioso – sottolinea Siddi – che il capo del governo proponga uno sciopero contro i giornali. Siamo all’inversione della verità e della realtà sistematica”.

Il segretario generale della Federazione della Stampa aggiunge che “chi è oggetto di critica, ma anche solo di un’informazione, registrando parole e fatti che spesso da taluni protagonisti del potere vengono giocati a proprio piacimento, non può pensare di liberarsi della stampa che non rinuncia a dare conto della realtà dei fatti”. Episodi come questo, secondo la Fnsi “si verificano in paesi in cui la libertà di stampa è a rischio o è aggredita. Chi riveste cariche pubbliche dovrebbe avere nei confronti dell’informazione, vero bene pubblico irrinunciabile, misura e senso di responsabilità. Piaccia o no al nostro presidente del Consiglio, questi atteggiamenti furiosi e sconsiderati sono destinati alla sconfitta, a meno che non si voglia inseguire la pericolosa strada della disgregazione civile”.

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