Al ballottaggio l'elezione del trentino alla vice presidenza fa saltare gli accordi e il numero legale

Odg, la sorpresa Paissan scatena la rissa

Enrico Paissan

ROMA – C’è voluto il ballottaggio per eleggere il vice presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Si tratta di Enrico Paissan, trentino, vice presidente uscente dell’Odg nazionale e appartenente alla lista del neo-eletto presidente Enzo Iacopino. Paissan, che aveva accettato la candidatura nella squadra di Iacopino, retrocedendo da vice presidente a componente dell’Esecutivo, nel segreto dell’urna ha, invece, ottenuto 69 voti contro i 65 del napoletano, Gennaro Guida, in base agli accordi candidato ufficiale della lista Iacopino. Un’elezione sofferta, dunque, combattuta sino all’ultimo, dalla prima votazione al ballottaggio.
Questi i risultati del primo turno: Gennaro Guida 61 voti; Marco Roncalli 52 voti; Enrico Paissan 13 voti; Cosimo Bruno 8 voti; Sabrina Talarico 2 voti; 6 consiglieri hanno riportato 1 solo voto; 5 le schede bianche. Tutto da rifare. Via libera, dunque, alla seconda votazione: Guida 65 voti; Paissan in rimonta con 48 voti; Roncalli ne incassa 21; Bruno 2; Elio Donno 2; Gabriella Guidi 1; 6 le schede bianche; 1 nulla. Si va al ballottaggio. Sono 146 i consiglieri votanti che decretano la vittoria di Paissan: il collega del Trentino Alto Adige viene eletto vice presidente – ricordiamolo – con 69 voti, marcato stretto da Gennaro Guida, che di preferenze ne incassa 65. Due le schede bianche.

Tutto fatto? Macché. L’elezione di Paissan provoca un putiferio. E’ vera e propria rissa nella sala delle votazioni, dopo che i consiglieri della delegazione napoletana, a cui appartiene Guida, sottolineano, a gran voce, che “sono palesemente saltati gli accordi a cui si era lavorato in precedenza, nel periodo pre-elettorale”. La delegazione campana, guidata dal vice presidente Mimmo Falco e dal segretario dell’Associazione Napoletana della Stampa, Enzo Colimoro, abbando l’aula e via via, dietro di loro, tra mugugni più e meno marcati, tanti altri consiglieri si allontanano, in segno di dissenso, fino a far mancare il numero legale necessario alle votazioni successive.

Insomma, almeno per oggi, non verranno eletti né il segretario (prima che la protesta assumesse contorni così massicci, soltanto 4 colleghi avevano risposto all’appello per procedere con il voto destinato al segretario), né il tesoriere e gli altri componenti dell’esecutivo. Se ne riparlerà domattina. Con uno spirito e – ci si augura – una coscienza diversi.

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