il sottosegretario Paolo Peluffo, alla Camera dei deputati, sul decreto legge per il riordino dei contributi pubblici

“Editoria: Ddl delega luogo naturale della riforma”

Paolo Peluffo

ROMA – Il “luogo naturale della riforma dell’editoria è il ddl delega”. Lo ha ricordato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’editoria, Paolo Peluffo, intervenendo in Aula alla Camera dei deputati a conclusione della discussione generale del decreto legge per il riordino dei contributi pubblici a giornali di partito e cooperative.
Peluffo, sottolineando l’interesse delle numerose questioni sollevate nel corso della discussione generale, ha osservato che alcune di esse, come ad esempio quelle relative alla distribuzione, o alla necessità della presenza di almeno un giornalista professionista nelle redazioni, potranno essere risolte con un dpr, ma la maggior parte troverà risposta e sistemazione (“non saranno voci che si disperdono, spero in qualche settimana di tornare in commissione”) proprio nell’ambito del ddl delega, “già incardinato, e unico provvedimento che può organicamente fronteggiare il fatto che dal 2014 non ci saranno più sostegni pubblici all’editoria”.
Insomma, il decreto di cui si sta discutendo ora in Parlamento è un provvedimento “ponte”, di accompagnamento verso quel traguardo, e che trova i suoi cardini nella progressiva “riduzione delle aspettative di sostegno” economico da parte delle società editrici, facendo al contempo “politica industriale”, ad esempio sostenendo il passaggio al digitale.
Ma anche l’aspetto di moralizzazione, oltre che economico, che lega i contributi all’effettiva vendita di copie e non più alle copie distribuite, guarda a una gestione aziendale più oculata e razionale, rimarca il sottosegretario, ricordando come fino ad ora molti editori abbiano spesso inutilmente e costosamente dilatato la tiratura solo ai fini dell’ottenimento del finanziamento pubblico.
“Stiamo parlando complessivamente di 260 testate sull’intero territorio nazionale – ha sottolineato Peluffo riferendosi alla platea degli interessati al decreto – di cui 11 testate politiche, 137 testate di giornali diocesiani e 112 cooperative, per un totale di 1.600 giornalisti regolamente assunti. E’ un numero, un’entità non trascurabile di lavoro, correttamente considerato nel decreto, che dà prevalenza ai giornalisti regolamente assunti, perché è giusto che i giornali siano prodotti, confezionati da giornalisti”.
Peluffo infine si è impegnato, sul punto specifico dell’equo compenso sollevato da diversi deputati interventuti nella discussione generale, di aprire un tavolo con il ministero del Lavoro. (Asca)

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