L’ex direttore de “L’Avanti”, coinvolto nello scandalo Tarantini, dovrebbe rientrare in Italia lunedì “per costituirsi”

Valter Lavitola: a volte (forse) ritornano

Oscar Piovesan

Valter Lavitola

BUENOS AIRES (Argentina) – Dopo aver girovagato indisturbato per mezzo mondo, da Panama al Brasile al Medio Oriente (lo scorso marzo), Valter Lavitola ha deciso di costituirsi e di affrontare la giustizia italiana. Secondo quanto rivelato oggi da fonti a lui molto vicine, se ne andrà dall’Argentina – il preferito buen retiro fin dall’inizio della sua latitanza di quasi otto mesi – domenica prossima con un volo Alitalia ed i giudici, avvertiti dai suoi legali, lo accoglieranno lunedì all’aeroporto di Fiumicino.
“Dopo aver sistemato le sue cose, è sereno e tranquillo”, ha assicurato all’Ansa la fonte di fiducia che lo conosce da anni. In effetti, già in un suo comunicato dello scorso dicembre, Lavitola si era detto convinto della necessità di rientrare in Italia “per chiarire ciò che mi vede indagato”. Avvertendo però: “Le mie disponibilità economiche non mi consentiranno di vivere di rendita e, quindi, bisogna che mi rimanga qualcosa per quando questa storia sarà finita”.
Insomma in questi mesi si è dato da fare per “blindare” i suoi beni. Soprattutto in Brasile. Anche se, stando alle indiscrezioni, non gli sarebbe stato proprio facile. D’altra parte si è “blindato” anche per l’accusa di estorsione in concorso con i coniugi Tarantini ai danni dell’ex premier Silvio Berlusconi, poi derubricata dal Tribunale del Riesame di Napoli a induzione a rendere dichiarazioni false o mendaci nell’inchiesta pugliese sulle escort. Con un sostanzioso dossier messo a punto a Buenos Aires con video, intercettazioni e documenti.
“Lo ha rinchiuso in una cassaforte all’estero”, ha precisato la stessa fonte all’Ansa. In tutto questo tempo, Lavitola si è sempre mantenuto in contatto con i suoi legali, che lo hanno raggiunto due volte, a Buenos Aires e nella proprietà agricola di un suo amico italo-argentino, situata a Salta, oltre mille chilometri dalla capitale. Dove, peraltro, il faccendiere ha trascorso gran parte del soggiorno argentino, feste di fine anno incluse. Nel suo comunicato di dicembre, Lavitola aveva comunque ammesso: “E’ chiaro che il mio rientro in Italia significa entrare in carcere. Non so per quanto, ma mi preparo al peggio”. Si vedrà. Ma chi gli è al fianco in queste ultime ore, lo descrive appunto “sereno”. Perché, gli avrebbe precisato lui stesso, “non ho niente da nascondere”. (Ansa)

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