
Gaetano Mineo
PALERMO – “Un articolo del Tempo ha disinformato sulla questione della soppressione delle province in Sicilia (non a caso non è stato interpellato sul punto né un esponente di governo né della sua maggioranza parlamentare), raccogliendo poi la solita boutade estiva sugli sprechi meridionali.
Ebbene, il Governo siciliano intende, al fine di dare applicazione allo Statuto regionale, sopprimere tutte le province e non solo quelle di minori dimensioni. Ciò sarà fatto già con la prossima finanziaria, nell’ambito di una drastica operazione di risanamento, avviata con l’approvazione del bilancio 2011, con il quale la Sicilia ha riportato le proprie spese al 2001, riducendo, ad esempio, le società regionali da 34 a 14”.
L’assessore all’Economia della Regione Sicilia, Gaetano Armao, replica, così, al presidente del Consiglio regionale del Veneto, Clodovaldo Ruffato, ed all’assessore Franco Manzato.
Ruffato ha, infatti, giudicato “preoccupante e al tempo stesso mortificante, quello che si apprende dagli organi di informazione relativamente alla proposta di istituire Gela come ulteriore nuova provincia della Regione Sicilia”: “Preoccupante perché non ci si rende conto della gravità della situazione e della necessità di ridurre ed accorpare gli enti intermedi per ridurre i costi e ottimizzare i servizi; mortificante perché si ha la sensazione che come sempre i sacrifici li faranno i soliti”. “Disdicevole – aggiunge Ruffato – perché il Consiglio regionale della Sicilia “costa 3,5 volte il nostro (35 euro a cittadino a fronte di 10 euro a cittadino per la Regione del Veneto) e le cui spese sono aumentate dell’8% contro la nostra riduzione del 9%”. Quindi, la conclusione: “Simili iniziative (istituzione della nuova provincia di Gela) sono un insulto ai cittadini veneti, i quali con il residuo fiscale di 13 miliardi di euro prodotti nel 2009 rischiano di finanziare mastodontici e inutili apparati”.
Dal canto suo, l’assessore Manzato ha aggiunto: “Padania? Se intanto la Sicilia diventasse indipendente subito, ci costerebbe meno”. Affermando di essere, da sempre, “schierato per le autonomie, perché sono la fonte dei servizi al territorio e ai cittadini a fronte di uno Stato sprecone”, per Manzato “qui andiamo oltre il cattivo gusto: parliamo di una ipotetica nuova provincia, la decima, quella di Gela, in una Regione che contribuisce alla spesa pubblica nazionale con lo 0 per cento degli introiti fiscali del suo territorio, dove lo Stato in compenso paga in aggiunta tutte le sue strutture, i suoi apparati e le sue aziende. In un momento in cui ai cittadini si chiede di tirare la cinghia di tre o quattro buchi, mi pare che qualcuno voglia prendere in giro tutti slacciandosi i pantaloni. Con quello che il Veneto lascia nelle mani dello Stato, e che finisce al sud e a coprire i relativi buchi, una nuova provincia ce la potremmo pagare restando ancora a credito di alcuni miliardi l’anno rispetto a quello che lo Stato prende qui e non restituisce al nostro territorio”. “Provocazione per provocazione – ha concluso Manzato – se facciamo quattro conti ci conviene una Sicilia indipendente, oppure si dia anche al Veneto lo stesso grado di autonomia finanziaria, legislativa e costituzionale della Sicilia: sapremmo certo utilizzare meglio questi privilegi”.
Un polverone che ha spinto l’assessore regionale siciliano a chiarire che “il disegno di legge, depositato più di un anno fa all’Assemblea regionale siciliana per l’istituzione della provincia di Gela, è di iniziativa popolare e non è mai arrivato alla trattazione dell’Assemblea regionale”. Gaetano Armao sottolinea, infatti, che “nel programma del Governo, presentato dal presidente Lombardo, non è affatto prevista l’istituzione di nuove province, ma, al contrario, la loro soppressione con il contemporaneo trasferimento di funzioni ai consorzi ed alle associazioni di comuni. In finanziaria, peraltro, è già previsto che vengano inserite forme di cooperazione obbligatoria per i comuni di minori dimensioni e l’obbligo di dismissione delle partecipazioni societarie”.
“Resta il giudizio negativo su una manovra nazionale – a giudizio dell’assessore regionale siciliano – iniqua e dannosa per il Mezzogiorno che mostra evidenti profili di incostituzionalità perché incentrata, come la precedente, sul principio «il nord si salva da solo, al sud si salvi chi può». Dopo aver destinato un federalismo fiscale ormai senza perequazioni a binario morto, si tenta di varare un federalismo del debito pubblico onerando il Sud di un peso insostenibile. Si tassino, invece, almeno al 20 per cento gli esportatori di capitali e gli evasori, anche se hanno usufruito dello strumento ingiusto dello scudo fiscale, che risiedono all’80 per cento nel nord Italia. Secondo l’ultimo studio di Bankitalia (dall’efficace titolo «Alla ricerca dei capitali perduti», luglio 2011) ai 100 miliardi di risorse che hanno goduto dei privilegi dello scudo fiscale vanno aggiunti altri 150 miliardi di euro di attività all’estero non dichiarate dagli italiani”.
A giudizio dell’assessore Corrao “stupisce, infine, che il giornalista siciliano che ha scritto l’articolo, che peraltro dovrebbe conoscere lo Statuto siciliano, possa offrire declinazioni irrealistiche del dibattito politico-istituzionale in Sicilia, con il solo risultato di aver alimentato il vento delle polemiche inutili da parte di chi preferisce attaccare la Sicilia per sviare l’attenzione dalle scelte del governo nazionale, quelle sì ingiustificatamente antimeridionali”.
Ed il giornalista che ha scatenato la polemica? E’ Gaetano Mineo, giornalista professionista, collaboratore del quotidiano Il Tempo, il quale, ricordando che “un cronista cita fatti e non fa politica”, precisa che con il suo articolo non ha “disinformato sulla soppressione della Province in Sicilia”. “Il ddl sull’istituzione della Provincia di Gela – ricorda il giornalista – è un dato inconfutabile (non è la «solita boutade estiva» come l’ha definita lo stesso assessore Armao), tenuto conto che la bozza legislativa giace sul tavolo della Commissione Affari istituzionali dell’Ars e come ho ben sottolineato nell’articolo, è di iniziativa popolare ed è approdata al Parlamento siciliano lo scorso settembre. Non penso di aver fatto disinformazione, poi, non interpellando «sul punto né un esponente di governo né della sua maggioranza parlamentare», in quanto si tratta di materia legislativa e non certo di governo, non a caso, deontologicamente, ho interpellato il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, l’onorevole Francesco Cascio. Infine, da «giornalista siciliano» conosco bene lo Statuto della Regione come testimoniano alcuni passaggi, in merito, sul mio articolo, righe forse sfuggite all’assessore Gaetano Armao. Tutto il resto della dichiarazione dell’assessore Armao riportata nel comunicato stampa della Presidenza della Regione Siciliana – ha concluso Gaetano Mineo – è materia politica e da cronista non ho nulla da replicare”.
Al di là della polemica, l’articolo del giornalista Gaetano Mineo è un buon segno per l’informazione. E’ ancora viva, va difesa e tutelata in tutte le sue espressioni ed in tutti i suoi istituti di categoria.