Il presidente della Regione Siciliana contro “alcuni segmenti della TV di Stato”

Lombardo: “La Rai squarci il velo sul caso Sicilia”

Raffaele Lombardo

PALERMO – “E’ necessario che la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai squarci il velo sul caso Sicilia. L’irruzione nella casa di campagna della mia famiglia sembra l’ennesima dimostrazione di un modus operandi che nulla ha a che vedere con il sacrosanto e legittimo diritto di cronaca”.
Ad affermarlo è il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che nel suo blog denuncia che “blitz come quello di ieri, realizzati per la trasmissione «L’Ultima parola» di Gianluigi Paragone, non hanno nulla di giornalistico e sono ancor più incomprensibili se si pensa che non più di un mese fa ho aperto il mio studio di palazzo d’Orleans proprio alla troupe di Paragone. Inutile dire come una lunga intervista di quasi un’ora e mezza sia stata manipolata e fatta a brandelli. Ho chiesto anche di essere invitato in studio, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta”.
“Ho già spiegato chiaramente – spiega Lombardo – cosa penso del trattamento che alcuni segmenti della Tv di Stato riservano alla Sicilia e questa ennesima puntata che danneggia la nostra regione, attribuibile alla seconda rete e non alle testate giornalistiche della Rai, si spiega soltanto con le ragioni della guerriglia politica piuttosto che con quelle della cronaca”.

Il presidente della Regione Siciliana si dice “fortemente convinto che il diritto all’informazione vada tutelato e che, per fortuna, la stragrande maggioranza dei giornalisti che lavorano in Rai non abbiano padrini politici. Di certo è il momento di riflettere seriamente se simili trasmissioni, di orientamento più che di approfondimento politico, siano compatibili con lo spirito di servizio che deve contraddistinguere l’operato della televisione di Stato”.
“Anche per questo – conclude Raffaele Lombardo – esprimo la mia stima ai tantissimi  giornalisti della Rai che ogni giorno lavorano e garantiscono una informazione corretta con una sola tessera in tasca, quella dell’ordine professionale e che non possono essere in alcun modo accomunati a questo uso improprio dei mezzi pubblici di informazione”.

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