In una conferenza stampa pirotecnica, i direttori-editori di Libero hanno lanciato la loro nuova avventura

La nuova avventura di Feltri e Belpietro

Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro

MILANO – In una conferenza stampa pirotecnica, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro hanno lanciato la loro nuova avventura come direttore e editori di “Libero”, che sarà un giornale “d’opinione” e “più snello”, assicurano entrambi, e continuerà a non avere il numero del lunedì “a costo di regalare qualche copia a ‘Il Giornale’”, ha detto Feltri, “da cui sono appena andato via, ma mi sta già sui c…”. Così, con il suo stile diretto, Feltri ha presentato con Belpietro il ritorno nel quotidiano che ha fondato nel 2000, della cui società editrice i due direttori hanno comprato un 10% a testa. Anche per potersi permettere “la soddisfazione, se ci garberà, di essere berlusconiani senza essere pagati da lui”, o, volendo, di poter dare al presidente del Consiglio “qualche botta se la merita, e non perché lo abbiamo nella ragione sociale”.
“E se ci diranno che siamo pagati da Berlusconi – ha rincarato Feltri, dopo aver sottolineato come sia pagato dal premier chi scrive per Mondadori, chi fa cinema, chi fa il regista – sarà subito causa civile”. Una riunione, quella di Feltri e Belpietro, che mette assieme una coppia che già ha lavorato in tandem al Giornale, all’Indipendente e all’Europeo, prima di sciogliersi nella seconda metà degli anni ‘90. Anche se in questi anni “c’è stata qualche battuta anche pesantuccia”, tra i due giornalisti si è sempre trattato di “cose fisiologiche”, al punto che ora, oltre a guidare il quotidiano come direttore responsabile (Belpietro) e direttore editoriale (Feltri), i due siederanno assieme nel cda della società editoriale.
“Siamo nel cda”, ha spiegato Belpietro, aggiungendo che “nel consiglio avremo una maggioranza”, grazie anche a patti para-sociali con cui i due si sono garantiti. L’unico patto tra di loro “è stato una stretta di mano e l’augurarsi in bocca al lupo” per la nuova avventura, hanno raccontato, il cui obiettivo per il prossimo anno è “avere almeno una copia in più (rispetto alle circa 100mila che oggi vende ‘Libero’, ndr). Poi tutte quelle che verranno, saranno benvenute”. Per quanto riguarda il 10% acquistato dagli Angelucci, i due giornalisti hanno precisato di aver pagato quelle quote, in parte attraverso denaro e in parte con una prestazione d’opera, firmando contratti lunghi: “il nostro orizzonte è almeno di un decennio”, ha continuato l’ex direttore di Panorama.
Belpietro, assieme al nuovo-vecchio compagno di viaggio ha l’ambizione “di poter salire” nell’azionariato e punterà su un giornale più snello, con una “riduzione della foliazione”, sia per far fronte all’aumento del costo della carta, sia per non creare “un prodotto sovrabbondante rispetto alla disponibilità di tempo dei lettori”, quanto piuttosto “un giornale-timone per spiegare i fatti essenziali e le notizie di fondo”, puntando al tempo stesso molto su internet.
“Libero attualmente ha un sito che può essere migliorato”, ha detto Belpietro, facendo eco a Feltri, secondo cui “l’obiettivo non è solo resistere in un settore in crisi, ma incrementare, sfruttando la seconda gamba, che è il web, per consolidare il successo di Libero”. Sguardi rivolti al futuro e alla prospettiva di diventare anche editori, che in realtà per Feltri poi così nuova non è, visto che in passato, proprio nel quotidiano da lui fondato, aveva avuto il 36% delle azioni. Un sogno, invece, quello di diventare il ‘padrone’ di se stesso, che non ha mai accarezzato al ‘Giornale’: “pensare di farsi dare qualcosa da Silvio Berlusconi è una follia: non vende nemmeno un’auto di seconda mano, piuttosto la fa rottamare”, ha detto prima di raccontare di avere annunciato le dimissioni solo con due righe in un bigliettino di Natale. Ma oltre che al passato più recente, Feltri non ha risparmiato stoccate nemmeno all’ordine dei giornalisti: in un insolito maglione blu mentre il collega era in giacca e cravatta, Feltri ha spiegato come quella fosse “la divisa del sospeso”.

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