
Gianni Pittella
ROMA – “Il governo ha comunicato all’Unione Europea che ha intenzione di mettere ulteriormente le mani sulle pensioni dei lavoratori con un progetto di riforma che va ben al di là dei provvedimenti già dolorosi che scatteranno dal gennaio del 2011”.
Lo denuncia in una nota il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella, Pd. “Secondo quanto esposto in un capitolo titolato esplicitamente «La riforma delle pensioni» del Programma nazionale di riforma presentato in bozza all’Unione europea e approvato dal Consiglio dei ministri, dal 2012 l’aspettativa di andare in pensione supererà i 66 anni e per molti lavoratori sfiorerà i 67 anni, nonostante i conti dell’Inps siano largamente in attivo”, spiega l’europarlamentare del Pd.
“L’accesso al pensionamento di anzianità ordinario – spiega Pittella – è stato fissato a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne nel settore privato, si legge nel documento governativo, nel pubblico impiego il requisito anagrafico è stato incrementato dai 60 nel 2009 ai 61 nel biennio 2010-2011, per essere ulteriormente elevato a 65 anni dal primo gennaio 2012”.
“In ogni caso – prosegue il governo – una volta maturato il requisito per l’accesso al pensionamento di vecchiaia ordinario l’effettiva decorrenza della pensione è ulteriormente posticipata di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per i lavoratori autonomi e questo vale anche per chi ha maturato 40 anni di versamenti”.
“Come se non bastasse – prosegue il Pittella – per tranquillizzare ancora di più i potenti guardiani del rigore dei conti pubblici europei, gli stessi che stanno tagliando i bilanci a scapito dello sviluppo e dell’occupazione, si prospetta più avanti “l’adeguamento dei requisiti anagrafici alla speranza di vita”, cioè almeno altri tre mesi nel 2015.
La conclusione del documento governativo spiega che si conta di ridurre la spesa pensionistica tra il 2005 e il 2050 di 26 punti percentuali rispetto alla striminzita crescita del Pil, mentre i pensionati aumentano demograficamente in maniera esponenziale e dilaga il lavoro precario, condannati alla fame?”.