Tra i Paesi arabi è quello che ha fatto più passi in avanti, ma la strada è ancora lunga per la sicurezza dei giornalisti

Libertà di stampa: alla Libia il primato dei progressi

TRIPOLI (Libia) – La Libia è il Paese arabo che ha registrato maggiori progressi nella libertà di stampa, ma ha ancora molta strada da fare per garantire la sicurezza dei giornalisti dopo i recenti casi di arresti, detenzioni arbitrarie e diversi attacchi di cui sono stati vittime.
E’ quanto si legge nella nuova classifica stilata da Reporter senza frontiere (Rsf) dove si sottolinea che la Libia ha registrato il più significativo progresso nel 2013 in quanto a libertà dei media ed è il quarto Paese al mondo, dopo Malawi, Costa d’Avorio e Uganda, a fare il più grande balzo in avanti.
La Libia ha, infatti, guadagnato 23 posizioni rispetto all’anno precedente, posizionandosi al 131esimo posto della classifica del 2013 che vede Finlandia, Olanda e Norvegia in testa e Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea agli ultimi posti su un totale di 179 paesi.
Tra i Paesi arabi la Mauritania risulta prima (67) seguita da Kuwait (77), Libano (101), Qatar (110), Emirati (114), Sudan del sud (124), Algeria (125) e Libia.
Nonostante siano considerati molti criteri, che vanno dalle legislazioni in materia, alla violenza contro i giornalisti, la classifica di quest’anno rappresenta una più attenta riflessione degli atteggiamenti dei governi nei confronti della libertà degli organi di informazione, hanno spiegato responsabili di Rsf.
Tuttavia, nonostante il balzo in classifica, Rsf ha rilanciato l’allarme contro i ripetuti casi di violenza a discapito dei giornalisti in Libia da parte di milizie e gruppi armati chiedendo alle autorità di fare tutto il necessario per assicurare la sicurezza dei reporter e di proteggere le sedi dei giornali e delle stazioni tv. Negli ultimi mesi, infatti, sono stati segnalati diversi casi di arresti e detenzioni arbitrari, attacchi e minacce gravi nei confronti di giornalisti.
Tra i casi segnalati quello di Ahmad Abusnina, corrispondente da Bengasi della tv privata Al Nabaa, che a settembre è stato fermato da due uomini mentre andava all’aeroporto sull’auto della tv, insultato e picchiato. Il giornalista aveva già ricevuto minacce a causa delle sue attività con Al Nabaa e in precedenza con Al Jazeera.
Anche il direttore del canale tv Al Wataniya, Tareq Al Houni, e due altri dipendenti, sono stati insultati e picchiati a Tripoli da una milizia locale.
A maggio invece un giornalista libico di un’agenzia di stampa straniera fu arrestato da membri di una milizia in pieno giorno a Bengasi per un interrogatorio e rilasciato in tarda serata dopo essere stato colpito, insultato e minacciato. Sempre a Bengasi, meno fortunato è stato invece il 28enne Ezzedine Qusad, presentatore tv del canale Libya Hurra, freddato da uomini armati all’uscita della moschea.
Rsf ha registrato anche casi di giornalisti presi di mira dalle autorità come Amara Abdalla al-Khattabi, direttore del quotidiano al-Umma, arrestato nel dicembre del 2012 dopo aver pubblicato una lista di 84 giudici implicati in atti di corruzione. Accusato di “oltraggio” al sistema giudiziario, il giornalista rischia fino a 15 anni di prigione. A questo proposito Amnesty International ha ripetutamente denunciato il fatto che le autorità libiche stiano ricorrendo alle stesse misure che hanno portato all’arresto di detenuti politici durante il regime precedente. (AnsaMed)

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