
Emilio Fede e Lele Mora

Nicole Minetti
MILANO – Sette anni di carcere sono stati chiesti dalla Procura di Milano per Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, imputati nel processo per il caso Ruby di favoreggiamento e induzione della prostituzione, anche minorile.
Chiesta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualunque incarico in servizi pubblici o privati che abbia a che fare con minori. Il procuratore aggiunto Piero Forno ha parlato di “ambiente orgiastico” e ha paragonato le feste ad Arcore ad una “orgia bacchica”. (Ansa)
Non diciamo compari, perchè è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici”. Così il pm Antonio Sangermano definisce, nella requisitoria al processo “Ruby bis”, il legame tra i due imputati Emilio Fede e Lele Mora.
Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell’individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell’inserirle all’interno del circuito. Si comportavano “come assaggiatori di vini pregiati” che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi facevano loro “un minimo esamino di presentabilità socio-relazionale” e le immettevano nel circuito.
“Questi signori – afferma il pm – hanno condiviso l’organizzazione del sistema che ha dato frutti e vantaggi a tutti”. Prima di una pausa, il pm ha spiegato ai giudici di aver depositato una memoria che in 55 capitoli ricostruisce il sistema delle cene”.
“Non rifarò il processo a Berlusconi. – ha aggiunto – Qui Berlusconi è la persona a favore della quale viene apparecchiato un sistema. Le prove dimostrano irrefutabilmente come le cene di Arcore fossero espressione di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere di una persona, Silvio Berlusconi, e che abbia potuto funzionare grazie alla intermediazione fornita da Fede, Minetti e Mora. Era un sistema, un apparato complesso volto a individuare, reclutare, compattare e remunerare un nucleo di giovani donne dedito al compimento di atti sessuali a pagamento con Berlusconi che elargiva direttamente o tramite Nicole Minetti esborsi in denaro”.
Sangermano definisce “un apparato militare quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che è Ruby”. In questo contesto, sottolinea il ruolo dell’avvocato Luca Giuliante, “tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore”.
“Non è credibile – è la tesi dell’accusa – ritenere che la persona che presenta la minore al Presidente del Consiglio e la mette nelle mani di Mora taccia la minore età”. Spetta poi, in questa ricostruzione, a Lele Mora essere “come un segugio che segue e protegge” la giovane marocchina.
“Ha sempre negato dichiaratamente di avere avuto rapporti sessuali tanto meno a pagamento con Silvio Berlusconi – ha continuato il Pm – ha sempre negato di essersi prostituita. Come in un videogame Ruby ha calato persone vere e immaginarie, tentando una impresa ragguardevole: discreditare se stessa miscelando verità e bugie, poi riconducendo tutto a un furore esibizionistico, a una sofferenza psicologica che la portava a inventare cavolate”.