ROMA – Ancora intimidazioni e minacce di morte dei cartelli di narcos messicani a giornalisti e testate di informazione. La direzione del giornale “Zocalo”, un quotidiano messicano diffuso a Saltillo, nello stato settentrionale di Coahuila, ha annunciato che non pubblicherà più notizie sul crimine organizzato, “perché non esistono condizioni di garanzia e sicurezza per il libero esercizio del giornalismo”, aggiungendo che “dobbiamo rispondere dell’incolumità di oltre 1.000 dipendenti, le loro famiglie e la nostra”.
La decisione è arrivata dopo il ritrovamento, la settimana scorsa, di un messaggio che minaccia una rappresaglia violenta del tipo utilizzato dai cartelli della droga contro il direttore del giornale, Francisco Juaristi. Il messaggio, pieno di errori di ortografia, è stato firmato da “42”, un apparente riferimento a uno dei capi del cartello dei narcos “Zeta”.
Diversi quotidiani nel nord del Messico hanno preso la stessa decisione implicitamente o esplicitamente. Il 4 marzo scorso, il direttore di un sito di notizie dello stato Chihuahua, sempre in Messico, al confine con gli Stati Uniti, è stato ucciso con 18 proiettili sparati da un commando.
Due giorni prim erano stati esplosi colpi di armi da fuoco contro le sedi del quotidiano “Diario de Juarez” e di una stazione televisiva locale. In Messico, ormai è emergenza, uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti.
Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani. Dal 2000 a oggi, sono stati uccisi 80 giornalisti e 18 sono considerati dispersi e ventotto gli attacchi armati contro i media.
Il Messico settentrionale è una delle zone più colpite dalla violenza al traffico di droga, con quasi 70.000 morti dal 2006, nonostante una controffensiva antidroga dei militari lanciata dall’ex presidente Felipe Calderon.