
Didem Tuncay
ANKARA (Turchia) – Due donne sono rimaste ferite nell’attentato suicida contro l’ambasciata Usa ad Ankara in cui è morto un addetto alla sicurezza turco e due suoi colleghi hanno riportato lesioni.
Si tratta di un’impiegata turca dell’ambasciata e di una giornalista turca, Didem Tuncay di 38 anni. Quest’ultima stava entrando in ambasciata per richiedere un visto quando l’esplosione l’ha investita alla testa. Le sue condizioni sono gravi.
L’ambasciatore Usa, Francis Ricciardone, ha assicurato che l’attentato “non si ripercuoterà sulle relazioni turco-americane” perché Washington continua a guardare ad Ankara come “a un amico”.
Torna, insomma, il terrorismo in Turchia: il kamikaze si è fatto esplodere all’interno di un gabbiotto della sicurezza davanti a un ingresso laterale della rappresentanza diplomatica, nel cuore di Ankara.
La Cnn turca ha riferito di testimoni che hanno visto il kamikaze avvicinarsi all’edificio ed attraversare il cancello verso il compound super-protetto che si trova nel quartiere Cankaya in cui sorgono numerose ambasciata e istituzioni.
Attorno all’ambasciata italiana, che si trova poche decine di metri più avanti su viale Atatutk, è stata rafforzata la sicurezza.
Ancora incerta la matrice dell’attentato che finora non è stato rivendicato.
La Turchia è un alleato chiave degli Usa nella regione ed è stata teatro negli ultimi anni di attacchi da più fronti: il radicalismo islamico, gruppi di estrema sinistra e di estrema destra, i separatisti curdi del Pkk.
La maggiore minaccia proviene proprio dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ma il Pkk ha focalizzato la sua campagna soprattutto contro obiettivi nazionali.
L’ultimo grande attentato ad Ankara del 2007, che fece nove morti e 120 feriti nel quartiere turistico di Ulus, fu attribuito a un cane sciolto dell’estrema sinistra.
Membro della Nato e Paese a maggioranza musulmana, la Turchia ha avuto negli ultimi mesi un ruolo crescente nella crisi in Siria, dove si è schierata con i ribelli nella rivolta contro Bashar al-Assad e, da ultimo, ospita centinaia di soldati dell’Alleanza Atlantica (americani, tedeschi e olandesi) per gestire il sistema di difesa anti-missile Patriot lungo la frontiera siriana. I Patriot statunitensi in particolare cominceranno ad essere attivi nei prossimi giorni.