Per il segretario della Lega in Senato “c’è stato un corto circuito” e la “provocazione” è “sfuggita di mano”

Carcere ai giornalisti, Maroni: “E’ stato un errore”

Il segretario della Lega Nord Roberto Maroni

ROMA – “E’ stato solo un errore. Ma fatto in buona fede”. Lo dice al Giornale il segretario della Lega Roberto Maroni sul “sì” del Senato al carcere per i giornalisti che diffamano.
“Nessuno andrà in galera – assicura -. La libertà di stampa e di opinione sono nel dna della Lega”. “Adesso – spiega – la legge prevede la reclusione fino a sei anni, con quell’emendamento solo un anno. Significa che il carcere è escluso”.
“Niente carcere – ripete – per nessun reato di opinione, perchè siamo noi della Lega i primi a essere stati colpiti duramente per questo: io sono ancora indagato, Umberto Bossi ha condanne per diffamazione”.
Maroni ricostruisce ciò che è accaduto martedì in Senato: “Avevo spiegato al capogruppo Federico Bricolo che la nostra posizione era assolutamente contraria al carcere”, ma “in commissione c’è stato un corto circuito perché il senatore della Lega Sandro Mazzatorta si è accorto che dal testo erano state cancellate le norme a tutela del diffamato”. Di lì è partita la “provocazione”, poi “sfuggita di mano”.
Il tempo per rimediare e non far affondare la legge per Maroni c’è: “Nella conferenza dei capigruppo abbiamo appoggiato la richiesta del presidente Gasparri di mantenere in calendario il provvedimento sulla diffamazione anche la prossima settimana”. (RaiNews24)

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