Il settimanale paolino tuona contro Comunione e Liberazione: “A Rimini si applaude al potere, non alle idee”

Famiglia Cristiana attacca CL: “Omologati al potere”

Il premier Mario Monti al Meeting di Rimini 2012

Il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino

RIMINI – Lontano dalla realtà di un Paese allo stremo delle forze. Così il settimanale Famiglia Cristiana, in un lungo editoriale, giudica le parole del presidente del consiglio Mario Monti che, aprendo i lavori del Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, aveva parlato di uscita dal tunnel della crisi più vicina. Parole “di speranza”, per il settimanale dei paolini che, tuttavia, contengono “forti contrasti con la realtà”.
Stroncato l’ospite, Famiglia Cristiana non risparmia il padrone di casa: Comunione e Liberazione è accusata di applaudire il potere, da chiunque rappresentato, non le parole, non le idee. Il dubbio è di quelli che pesano: “C’è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perchè chi rappresenta il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione”, si legge nell’editoriale: “Un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione. Quell’omologazione da cui dovrebbe rifuggire ogni giovane. E che rischia di trasformare il Meeting di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale”.
Non fa eccezione, per Famiglia cristiana, l’edizione del Meeting in corso in questi giorni e lo proverebbe l’intervento del presidente del consiglio: “Le parole di Monti sono servite a dar fiducia a un Paese con il freno a mano tirato. Anche se il cammino di risanamento è lungo. Un discorso di speranza, con forti contrasti con la realtà. Ma quali provvedimenti stanno creando lavoro e contrastando la disoccupazione giovanile?”, si chiede il settimanale. Con la risposta: “Il Paese è stremato. Dieci milioni di famiglie tirano la cinghia. La disoccupazione è al 10,8 per cento. Solo un italiano su tre ha un posto regolare a tempo indeterminato (meno che in tutti i Paesi europei).
Secondo Eurostat, gli occupati in Italia sono 450 mila in meno che nel 2007. Aumentano i cassaintegrati. Su una popolazione di 60,8 milioni di residenti, solo il 36,8 per cento (22,3 milioni di persone) lavora”.
Nonostante questo, conclude l’editoriale, “un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier. Tutti gli ospiti del Meeting, a ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione”. (Agi)

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