Il discorso del fondatore di Wikileaks dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nella quale è rifugiato

Assange: “Obama, basta con la caccia alle streghe”

Julian Assange dal balcone dell’Ambasciata (Epa/Kerim Okten/Ansa)

Scotland Yard davanti all’ambasciata (Epa/Karel Prinsloo)

LONDRA (Gran Bretagna) – Gli Stati Uniti devono rinunciare alle minacce a Wikileaks. Chi minaccia Wikileaks minaccia la libertà di espressione.
Lo ha detto Julian Assange dal balcone dell’ambasciata ecuadoriana a Londra alla sua prima apparizione dopo aver ottenuto l’asilo politico dal paese sudamerticano. Assange ha fatto appello direttamente a Barack Obama perché rinunci alla “caccia alle streghe” contro Wikileaks.
“L’Ecuador, una coraggiosa nazione – ha detto ancora – ha preso una posizione per la giustizia. Grazie all’America Latina per aver difeso il diritto di asilo e grazie al popolo Usa, britannico, australiano e svedese per avermi appoggiato anche se i loro governi non lo hanno fatto”. La condanna di Pussy Riot a Mosca é un esempio di “unità nell’oppressione”, ha detto Assange. “C’é unità nell’oppressione. Ci deve essere determinazione e unità nella risposta”.
Il fondatore di Wikileaks, che ha parlato per sei-sette minuti dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador di Knightsbridge, non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (é una condizione dell’asilo concesso dall’Ecuador), ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie.
Assange non può superare il perimetro dell’ambasciata altrimenti scatterebbero le manette della polizia britannica. Ha parlato per sei-sette minuti dal balcone dell’ambasciata dell’Ecuador di Knightsbridge e non poteva in teoria fare dichiarazioni politiche (é una condizione dell’asilo concesso dall’Ecuador), ma le critiche fatte a vari governi, e quello degli Stati Uniti in particolare, erano politicamente provocatorie.
Secondo alcuni “confidenti” dell’australiano, intervistati dal Sunday Times, Assange sarebbe pronto a consegnarsi alla Svezia se da parte di Stoccolma e di Londra ci fosse l’impegno a non estradarlo negli Usa. Questo impegno “sarebbe una base di discussione”, ha detto il portavoce di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, al Sunday Times.
Finora Assange si era offerto di rispondere alla magistratura svedese da Londra. Secondo Hrafnsson, l’australiano teme di andare in Svezia perché gli avvocati lo hanno informato che in fatto di estradizione “chi primo arriva meglio alloggia”: gli Stati Uniti cioé, potrebbero muoversi solo dopo che la richiesta svedese avrà fatto il suo corso.
Intanto, Julian Assange ha incaricato il suo legale, Baltasar Garzon, di “aprire un’azione legale per proteggere i diritti legali di Wikileaks e Julian Assange stesso”. “Assange – ha detto Garzon – è grato al popolo ecuadoregno e al presidente Rafael Correa per avergli concesso l’asilo. Julian – ha proseguito – è in uno stato d’animo «combattivo»”.
Fermo sostegno all’asilo politico concesso dall’Ecuador a Julian Assange e un severo monito sulle “gravi conseguenze” internazionali nel caso di un’irruzione della Gran Bretagna nell’ambasciata di Quito a Londra: è la posizione espressa dai paesi dell’Alleanza Bolivariana sulla vicenda del co-fondatore di Wikileaks.
Gli stati dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (Alba) – Ecuador, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, e tre piccoli paesi caraibici – hanno esaminato il caso Assange durante una riunione a Guayaquil (Ecuador).
Alla riunione era presente il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il quale ha dichiarato che Londra “non ha ritirato la sua minaccia. Oggi, domani, potrebbero entrare nella nostra ambasciata”, ha detto, definendo “grossolana e intollerabile” la “minaccia” delle autorità britanniche.
Al termine della riunione di Guayaquil, i ministeri degli esteri dell’Alba hanno diffuso una nota che respinge “il modo contrario al diritto internazionale con il quale il Regno Unito vuole risolvere i contenziosi” e chiede “un ampio dibattito nell’Onu sul tema dell’inviolabilità delle rappresentanze diplomatiche”.
“Un’aggressione all’integrità territoriale dell’Ecuador a Londra scatenerebbe gravi conseguenze in tutto il mondo”, ha detto il ministro degli esteri venezuelano, Nicolas Maduro, mentre il collega cubano, Bruno Rodriguez, ha definito “inaccettabile anche solo il fatto che il Regno Unito possa insinuare che le leggi nazionali di uno stato debbano prevalere sulla Convenzione di Vienna riguardante i rapporti diplomatici”.
Nelle ultime ore anche il Brasile e l’Argentina hanno espresso la propria solidarietà all’Ecuador. Il ministro degli esteri brasiliano, Antonio Patriota, ha tra l’altro sottolineato il principio “dell’inviolabilità” delle sedi diplomatiche. Simile anche la posizione manifestata dal ministero degli esteri argentino. (Ansa)

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