Caporedattore del quotidiano “La Stampa”, si trovava da un giorno in vacanza in Molise. Aveva 54 anni

Il giornalista Giampiero Paviolo stroncato da un infarto

Giampiero Paviolo

GUARDIALFIERA (Campobasso) – Il giornalista Giampiero Paviolo è morto stanotte, stroncato da un infarto, mentre si trovava in vacanza a Guardialfiera, in Molise. E’ morto nel corso della popolare “Corrida” in piazza, dopo aver cantato “E non ci lasceremo mai” e prima di risalire sul palco per eseguire “El dindondero”, per soddisfare la sua passione per il canto e il piacere dello stare insieme agli amici.
Caporedattore della sezione “Italia” del quotidiano “La Stampa” di Torino, aveva 54 anni. Nella località che si affaccia sull’omonimo lago, nell’entroterra di Termoli, in provincia di Campobasso, era arrivato appena il giorno prima con la compagna Stefania e la figlia Elena. Un appuntamento che si ripeteva ormai da otto anni, ovvero dal 2004, l’anno in cui il giornalista vi era giunto per la prima volta rimanendone incantato al punto di esprimere il desiderio di stabilirsi definitivamente dopo la pensione. In lutto il suo quotidiano, “La Stampa”, che lo ricorda sottolineando che la vacanza era giunta “dopo una lunga fila di giorni e di notti a lavorare senza sosta, come solo lui sapeva fare: con forza, arguzia, una capacità senza pari di interpretare i meccanismi della politica e della società”.
Nato a Cuorgnè (Torino) il 23 agosto 1957, Gian Piero Paviolo era iscritto all’Ordine dei giornalisti del Piemonte dal 18 giugno 1987. Dopo gli esordi ad “Il Canavese”, che l’aveva visto tra i fondatori, Paviolo si era guadagnato sul campo una collaborazione con “La Stampa  divenendone corrispondente da Cuorgnè. A metà degli anni Ottanta la grande occasione, con l’assunzione come redattore di cronaca bianca nei servizi di politica torinese e piemontese. Quindi le promozioni a caposervizio e, successivamente, a capo della “Cronaca cittadina”, diretta per sette anni.
Passato agli Interni nel 2006, come capo del settore politico del giornale, aveva conquistato meritatamente la nomina a caporedattore.  Ha scritto, tra l’altro, il libro “A un passo dalla libertà. 1944. Odissea sul colle Galisia… domani sarà tutto finito…”, con il collega Guido Novaria.
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Grande esperto, pur da Torino, dei complessi meccanismi dei palazzi del potere romano, Paviolo – ricorda La Stampa – era uno che amava il suo lavoro più di se stesso: uno che al giornale passava le notti, le domeniche, e anche parte delle vacanze. Amava anche la vita: due volte sposato e due volte separato,  adorava il calcio (nessuno poteva batterlo nell’elencare risultati e formazioni di cinquant’anni di pallone) , era un formidabile collezionista, aveva un impagabile umorismo un po’ amaro da gran navigatore della vita, e al termine dei suoi impossibili turni di notte amava cantare vecchie canzoni con la sua bella voce  alla Frank Sinatra. Lascia un grande vuoto”.
La salma di Giampiero Paviolo giungerà a Torino, città nella quale sarà allestita la camera ardente, prima di essere trasferita al paese di origine Cuorgnè, dove giovedì, 16 agosto, saranno celebrati i funerali.

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