
Giuseppe Lumia

Sonia Alfano
PALERMO – “La sortita del giornalista Bianconi di oggi rappresenta una grave rivelazione di segreto d’ufficio, evidentemente propagata da qualche apparato istituzionale. Auspichiamo che l’Autorità giudiziaria si attivi per risalire ai pubblici ufficiali che hanno fornito al giornalista del Corriere della Sera la notizia e il contenuto dei colloqui effettuati presso il carcere di Parma da me e dal sen. Beppe Lumia nell’esercizio delle nostre prerogative parlamentari con alcuni detenuti, tra i quali il boss Bernardo Provenzano.
Vorremmo sapere qual è l’obiettivo di questa operazione, oltre a quello di mettere in pericolo le nostre vite. Forse l’obiettivo è quello di dire ai boss mafiosi, a partire da Provenzano, che non devono fidarsi dello Stato e che deve essere esclusa ogni ipotesi di collabozione con la giustizia”?
Così Sonia Alfano (presidente della Commissione Antimafia Europea) e il senatore Beppe Lumia (Commissione Parlamentare Antimafia – Pd) intervengono in merito alle notizie di stampa sui suoi recenti colloqui in carcere con il boss Provenzano e con altri detenuti.
“Le trattative le hanno fatte e temo continuino a farle altri. Noi – sottolineano Sonia Alfano e Beppe Lumia – abbiamo solo rappresentato ai boss che l’unica alternativa offerta dalle leggi dello Stato è la collaborazione con la giustizia.
Comprendiamo che questa linea risulta indigesta ai compagni di partito di Dell’Utri come Quagliariello e Cicchitto, o a chi, indispettito per il coinvolgimento di certi intoccabili nelle indagini sulla trattativa Stato-Mafia della Procura di Palermo, si è adoperato per la fuga di notizie di oggi.
E’ fin troppo evidente, a questo punto, che qualcuno in questo Paese non vuole la verità e continua ad adoperarsi, in una trattativa che evidentemente prosegue ancora oggi, per impedirne, in ogni modo, il raggiungimento.
Eppure l’impegno per la verità da parte di ogni rappresentante istituzionale dovrebbe essere un dovere primario nei confronti di tutti i cittadini e soprattutto dei familiari di tutte le vittime del biennio stragista 1992-93. Da questo non abbiamo intenzione di recedere”.
Intanto, con un comunicato ufficiale, il ministro della Giustizia, Paola Severino, fa sapere che, “in riferimento alle visite di due parlamentari presso istituti penitenziari in cui sono reclusi detenuti in regime di 41 bis”, già “da giorni ha verificato che le relazioni di servizio nelle quali si segnalavano le peculiarità dei colloqui fossero state trasmesse all’autorità giudiziaria competente, ricevendone conferma”.
Peraltro, sempre dallo scorso 3 agosto, il Guardasigilli ha dato “disposizione all’Ufficio di gabinetto del ministero affinché, attraverso il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i direttori degli istituti siano sensibilizzati a una puntuale osservanza delle disposizioni previste dall’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario che regola le visite dei parlamentari negli istituti penitenziari, sollecitando l’intervento diretto o l’interruzione della conversazione qualora essa travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”.