
L’uomo aveva abbordato le tre prostitute – due rumene di 21 anni e un’albanese di 27 – che, a conclusione della serata, si erano impossessate del suo borsello contenente la patente di guida, la carta d’identità, un blocchetto di assegni e la tessera dell’Ordine dei giornalisti della Toscana. Per la restituzione, le tre “lucciole” hanno, quindi, chiesto al giornalista una cospicua somma di denaro.
La mattina successiva, il giornalista si è rivolto ai carabinieri che, d’accordo con lui, hanno organizzato lo scambio soldi-borsello, dando appuntamento alle prostitute ieri sera, alle ore 21.50, in viale Guidoni.
All’appuntamento, naturalmente, il giornalista si è presentato con i carabinieri, che hanno arrestato le tre prostitute. Ai militari dell’Arma, comunque, le tre giovani hanno detto di aver preso “solo in pegno” il borsello del giornalista accusandolo di non aver “pagato il conto”.
L’episodio offre una nuova chiave di lettura rispetto all’episodio riferito da “Giornalisti Calabria” il 17 marzo 2011, che aveva visto il giornalista protagonista di una rapina all’interno della sua abitazione: i banditi, due uomini e una donna, nell’occasione lo avevano portato nel bagno, spogliato nudo e oltraggiato facendogli la pipì addosso.
In quel caso, il giovane fiorentino aveva spiegato ai carabinieri che la rapina era avvenuta intorno alle 4, ma lo stesso era stato in grado di chiedere aiuto solo verso le 6.45. I rapinatori – aveva raccontato il giornalista – avevano i volti coperti e non avrebbero pronunciato parole. Aveva anche aggiunto di aver aperto la porta di casa dopo aver sentito suonare, quindi di essere stato picchiato e rapinato, prima di subire l’ulteriore oltraggio (la pipì addosso).
Il giornalista aveva, quindi, denunciato il furto di due televisori, il telefono cellulare ed alcuni gioielli. A quel punto, il giornalista, in cambio della restituzione delle chiavi dell’auto, aveva proposto lo scambio documenti-denaro per il giorno seguente, quello appunto al quale si è presentato con i carabinieri.
In quel caso, il giovane fiorentino aveva spiegato ai carabinieri che la rapina era avvenuta intorno alle 4, ma lo stesso era stato in grado di chiedere aiuto solo verso le 6.45. I rapinatori – aveva raccontato il giornalista – avevano i volti coperti e non avrebbero pronunciato parole. Aveva anche aggiunto di aver aperto la porta di casa dopo aver sentito suonare, quindi di essere stato picchiato e rapinato, prima di subire l’ulteriore oltraggio (la pipì addosso).
Il giornalista aveva, quindi, denunciato il furto di due televisori, il telefono cellulare ed alcuni gioielli. A quel punto, il giornalista, in cambio della restituzione delle chiavi dell’auto, aveva proposto lo scambio documenti-denaro per il giorno seguente, quello appunto al quale si è presentato con i carabinieri.
Le due versioni contrastanti – le prostitute hanno, addirittura, dichiarato agli investigatori che il giornalista avrebbe preteso di farle assistere a prestazioni sessuali a pagamento consumate con altre persone – hanno spinto gli investigatori ad approfondire i contorni di una vicenda che, al di là dei risvolti penali, può trovare spazio solo nelle cronache di ordinario squallore. Cronache tutt’altro che compatibili con i principi etici e deontologici che dovrebbero caratterizzare un iscritto all’Ordine dei giornalisti.