
Alexander Bastrykin

Serghei Sokolov
MOSCA (Russia) – Dopo due giorni di furiose polemiche, il capo del Comitato investigativo russo, Alexander Bastrykin, ha chiesto scusa per le minacce a un giornalista d’opposizione, costretto a fuggire all’estero temendo per la sua incolumità.
Durante un incontro con la stampa, Bastrykin ha ammesso di aver avuto un comportamento “impulsivo” con il vicedirettore della Novaya Gazeta, Serghei Sokolov, e gli ha telefonato per scusarsi dal cellulare del direttore della testata, Dmitri Muratov.
Il giornalista ha osservato che “c’era stata molta tensione da entrambe le parti e che ora potrà tornare a vivere e lavorare in Russia”. Sokolov in un articolo aveva denunciato la connivenza del capo degli inquirenti russi con una banda di assassini di provincia.
Bastrykin aveva fatto portare il giornalista in un bosco isolato fuori Mosca, dove lo ha minacciato di morte, come ha raccontato Muratov in una lettera aperta sul suo giornale in cui lavorò anche Anna Politkovskaia.
Pubblicata mercoledì, la lettera ha fatto esplodere un putiferio. Tanto più che il Comitato investigativo era già bersaglio di forti critiche per le “perquisizioni preventive” in casa dei leader dell’opposizione, ordinate alla vigilia del corteo anti-Putin di martedì scorso.
Lo scandalo è stato tale, che erano circolate voci sulle possibili dimissioni di Bastrykin e il caso era finito sulla scrivania del presidente Vladimir Putin. Dopo le scuse del capo del Comitato investigativo, la vicenda appare così chiusa.
“Per me l’ordine del giorno è esaurito. E’ stata raggiunta la riconciliazione”, ha detto Muratov. (Agi)