Ai pm napoletani ha spiegato che le voleva far recapitare a Berlusconi una lettera con una richiesta di 5 milioni di euro

La sorella di Lavitola ha paura: “E’ un uomo violento”

Valter Lavitola appena sbarcato a Fiumicino (Ansa)

NAPOLI – Valter Lavitola intendeva far recapitare a Silvio Berlusconi una lettera nella quale vi era una richiesta di 5 milioni di euro. E se l’ex premier “non li dava, Valter una volta tornato in Italia avrebbe avuto tutte le giustificazioni anche morali per dire tutto quello che sapeva su Berlusconi”. La rivelazione è di Maria Lavitola, durante dichiarazioni ai pm napoletani del 17 febbraio scorso, riportate dal gip  di Napoli, Dario Gallo, nell’ordinanza di custodia cautelare per l’ex direttore de “l’Avanti”.
Maria Lavitola dice agli inquirenti di aver “paura” del fratello “che è molto manesco” e racconta di una telefonata “circa 20-30 giorni fa”, specifica, nella quale l’uomo latitante le intima di cercare un “contratto di pubblicità stipulato da “l’Avanti” con Berlusconi fra il 1998 e il 2002/2003.
Il contratto era per “800mila euro o un miliardo e mezzo a favore de «l’Avanti» per prestazioni pubblicitarie” e doveva essere recapitato a Palazzo Grazioli, ma Maria Lavitola si rifiuta di fare questo “perché sapevo che mi sarei cacciata in un guaio. A mio fratello dissi una frottola, che non potevo cercare nulla perché era tutto sequestrato. Non so dire se mio fratello si sia rivolto a qualcun altro per risolvere questo problema”.
Nel novembre 2011, poi, la donna incontra a Roma un’altra emissaria di Valter Lavitola, Neira Cassia Peper Gomez, incaricata da questi di portare ad un avvocato, Fredella, una lettera “che aveva ad oggetto Berlusconi”. Neire, dice Maria Lavitola, spiega a voce a Lei e all’avvocato il contenuto della lettera “dicendo che Valter voleva che lui si recasse da Berlusconi per chiedere la somma di 5 milioni di euro. L’avvocato la bloccò e quindi Neire non consegnò la lettera all’avvocato. Io chiesi a Neire a quale titolo Berlusconi dovesse dare quei soldi a mio fratello, e lei mi rispose che era un tattica, nel senso che se gli dava quei 5 milioni, andava tutto bene, mentre se non li dava Valter una volta tornato in Italia avrebbe avuto tutte le giustificazioni anche morali per dire quello che sapeva su Berlusconi”.
Valter Lavitola “corruttore internazionale” e “mediatore tra aziende italiane e il governo di Panama”. I pm di Napoli formulano nuove accuse nei confronti dell’ex direttore de “l’Avanti” arrestato a Roma dopo il suo rientro in Italia in aereo da Buenos Aires. La procura gli ha notificato un’ordinanza di custodia cautelare per corruzione internazionale in riferimento a presunte tangenti a Panama per l’appalto di costruzioni di carceri.
L’ex direttore de “l’Avanti”, inoltre, insieme al senatore Sergio De Gregorio, per il quale è stata inoltrata al Senato la richiesta di autorizzazione all’arresto, è indagato per truffa e frode fiscale sui finanziamenti pubblici all’editoria.
A Lavitola, De Gegorio e altri quattro indagati si contesta, sempre in relazione alla vicenda di fondi per l’editoria erogati a “l’Avanti” in virtù di dichiarazioni di copie vendute non corrispondenti al vero, anche l’accusa di associazione a delinquere. Lavitola avrebbe reso possibile un’intesa tra il consorzio Svemark, per la realizzazione a Panama di quattro carceri modulari, e quel governo sudamericano con un ruolo di mediatore perché accreditato sia presso il governo di Panama che presso le autorità italiane.
Secondo il procuratore aggiunto Francesco Greco, le tangenti promesse da Lavitola a politici panamensi per l’aggiudicazione di questo appalto all’impresa veneta hanno un valore di circa 28 milioni di euro, mentre “le somme effettivamente corrisposte sono state individuate in 530 mila euro e 140 mila dollari”.
L’affare, poi, saltò perché Lavitola venne coinvolto in indagini legate ad un presunto giro di escort. Quello sulle mazzette panamensi è un secondo filone d’indagine portato avanti dalla procura partenopea attraverso la Digos, relativo al reato di corruzione internazionale, reato commesso nell’interesse di aziende italiane che operano anche in quello Stato sudamericano.
L’altro filone d’indagine, che vede coinvolto il senatore Sergio De Gregorio, riguarda la testata “l’Avanti” e i contributi percepiti per la legge sull’editoria dal 1997 erogati alla società editrice “International Press”, incassati attraverso “frequente ricorso alla produzione di documentazione proveniente da società collegate agli indagati, o comunque compiacenti, attestante spese in realtà mai sostenute, come ad esempio quelle relative allo strillonaggio”.
Le indagini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza per reati che vanno dall’associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio, sono relative a contributi ottenuti per oltre 23 milioni di euro, somme “illecitamente incassate”, e “successivamente distratte dalle casse della società editrice e destinate prevalentemente a soggetti domiciliati all’estero attraverso il ricorso anche in questo caso a documenti contabili circa costi mai effettivamente sostenuti”. (Agi)

Vacanze “all inclusive“ a presidente e ministri di Panama

Soggiorni “all inclusive” pagati da Lavitola al presidente del Panama, Ricardo Martinelli, due ministri, ed anche ad un quarto uomo, un rappresentante della Corte Suprema di Panama, tutti con le rispettive mogli e compagne. “Le camere dell’albergo venivano prenotate da Maria Claudia Ioannucci, ex deputato del Pdl e membro del Cda di Poste Italia spa, che si trovava in vacanza sull’isola mentre Lavitola era a Procida con moglie e figli”, scrive il gip Dario Gallo nell’ordinanza di custodia cautelare.
“Le vacanze avvenivano tutte a spese di Lavitola che organizzava il soggiorno dal 18 al 21 agosto”. In particolare c’è una conversazione telefonica, la numero 2082 del 7 agosto del 2011 dove Lavitola discute a lungo con la Ioannucci proprio del soggiorno che gli costerà 36mila euro, ovvero 2 mila euro a notte. Ma oltre al soggiorno, l’ex direttore de “l’Avanti” si preoccupa anche del “benessere” dei suoi illustri ospiti provvedendo anche a noleggiare una barca e sborsando 7 mila euro per due giorni, importo pagato con un bonifico bancario. Circostanze queste ritenute “chiave” dall’accusa per contestare “il ruolo indispensabile di intermediario nell’attività corruttiva svolta da Lavitola”. (Agi) .

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