Dibattimento bloccato e discussioni tra il pm e il legale inglese ritenuto l’architetto delle società off-shore di Fininvest

Un articolo di “Libero” manda in tilt il processo Mills

David Mills

MILANO – E’ stato un “fuori programma” inedito quello di oggi (ieri, venerdì 3 febbraio, ndr) al processo Mills. Un fuori programma che, mentre incombe la prescrizione del reato contestato a Silvio Berlusconi e un’istanza di ricusazione sui giudici, ha ritardato ancora la tabella di marcia e costretto il Tribunale, tra le proteste della difesa, a dichiarare chiuso l’esame del legale inglese, uno dei testi chiave sentito in videconferenza da Londra per sei udienze.
Non si era mai visto, in un’aula di giustizia, che un articolo pubblicato sul sito web di un quotidiano potesse mandare in tilt per un dibattimento e bloccare un paio d’ore una deposizione ritenuta dai difensori “rilevante” per provare l’innocenza dell’imputato.
Invece è accaduto nel pomeriggio (di ieri, venerdì 3 febbraio, ndr) nell’udienza in cui avrebbe dovuto concludersi la testimonianza di Mills, per giorni sottoposto a una raffica di domande dagli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo con lo scopo di dimostrate l’estraneità di Berlusconi.
E’ spuntato un articolo uscito ieri (giovedì 2 febbraio, ndr) sul sito on-line di “Libero” nel quale si sostiene che “il pool che sta seguendo il processo starebbe pensando di indagare l’avvocato inglese per falsa testimonianza”.
Poche righe, al centro di una discussione durata quasi due ore. Con il diretto interessato, assistito da un nuovo legale londinese, che in nome dell’ordinamento britannico ha preteso di chiedere al pm Fabio De Pasquale se era di nuovo finito sotto inchiesta. E con il pm che – malgrado il presidente del collegio Francesca Vitale abbia ribadito che non si può “dare peso e corpo alle dichiarazioni della stampa” -, si è trovato “costretto” a rispondere a una domanda così irrituale.
“Se può servire per rassicurare – ha detto De Pasquale – nessuna decisione è stata presa da questo ufficio rispetto a profili di falsa testimonianza. Nulla debbo dire perché c’é il nulla”.
Ma al legale d’affari, considerato l’architetto delle societa off-shore di Fininvest , non è bastato.
Alla sua richiesta di avere pure la garanzia di non finire indagato in futuro, è arrivata la replica del giudice Vitale: “Non si può dare risposta perché non abbiamo la sfera di cristallo”.
“Tutta questa cosa mi sembra un po’ ‘fabricated’…”, ha riassunto il pm in una battuta per poi spiegare ai giudici che ieri (giovedì 2 febbraio, ndr) alle 12.27 gli avvocati inglesi di Mills hanno inviato una lettera alla Corte di Londra per lamentarsi di “rumors” su presunte dichiarazioni alla stampa rilasciate dallo stesso pm e far notare che l’indiscrezione on-line è però uscita attorno alle 17 (di giovedì 2, ndr).
Su questo argomento l’udienza si è trascinata per metà pomeriggio fino a quando il collegio ha deciso di sospendere per circa un quarto d’ora per consentire a Mills, visti i suoi timori, di decidere se proseguire la sua testimonanza o meno. Attorno alle 17, la deposizione, nonostante ancora una breve interruzione e le insistenze del teste di conoscere la sua posizione, è continuata per meno di un’ora. Infine lo stop d’ufficio da parte del Tribunale: ha bocciato la proposta del legale britannico di ritornare in aula “perché ho molti altri elementi per dimostrare l’estaneità di Berlusconi” e quella della difesa di riprendere la settimana prossima “per esaurire i temi di prova”.
A far calare il sipario, tra le proteste di Ghedini e Longo “per la grave violazione del diritto di difesa”, è stata un’ordinanza: “Con oggi si esaurisce la deposizione del testimone assistito David Mills”, alla cui audizione sono state dedicate “almeno cinque udienze” che con l’aggiunta di quella odierna arrivano a sei. Il suo esame “é stato esauriente” e non ci sono “più date utili la prossima settimana” e se ha qualcosa da aggiungere “può inviare una memoria”.
In aula si ritorna lunedì prossimo per sentire ancora il consulente tecnico nominato da Berlusconi, la cui presenza al processo per l’interrogatorio o per rendere dichiarazioni spontanee è tuttora un’incognita. (Ansa)

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