Presentato stamane dalla Federazione francese della stampa cattolica che lo ha realizzato sul tema del digitale

In Francia il “Libro bianco” della stampa cattolica

Bernard Bienvenu, presidente della Ffpc

ANNECY (Francia) – Questa mattina ad Annecy (Francia), nella terra di san Francesco di San Francesco di Sales, la 16a giornata di studio della Federazione francese della stampa cattolica (Ffpc) sul tema “Il digitale, un sfida per la stampa cattolica e i media” si è aperta con la consegna del “Libro bianco”, pensato e redatto dalla stessa Ffpc.
“Questo libro bianco – ha detto Bernard Bienvenu presidente della Federazione – intende mettere a disposizione di tutte le redazioni chiavi e strumenti per scrivere pagine nuove mentre imperversa una burrasca mediatica che coinvolge tutti i professionisti dell’informazione”.
Accogliendo i 220 partecipanti alle Giornate di Annecy (giornalisti, responsabili della comunicazione, operatori web) il presidente della Federazione francese ha subito centrato il nodo della questione: “Inimmaginabile fino a poco tempo fa, la questione della scomparsa di alcune nostre testate in versione cartacea non è più un tabù”.
Da questo punto di vista il 2011 è stato un anno di svolta per la stampa francese: scomparsa di testate, lancio di nuovi siti di informazione partecipativa, crescente importanza e influsso dei network sociali.
“Né la stampa cattolica – ha detto Bienvenu – né la Chiesa fuggono di fronte a questa rivoluzione digitale. Obiettivo di queste giornate è discuterne”.
“L’atomizzazione delle fonti di informazione dà un senso di vertigine. Inquieta molto i giornalisti, che si interrogano sempre più sul loro ruolo e sul loro posto nella società. Che cosa resta loro?”. Partendo da questa considerazione e da questa domanda il “Libro bianco” della Federazione francese della stampa cattolica non intende offrire una risposta decisiva, ma aprire piste di riflessione e di progettualità.
Di fronte alla “desacralizzazione dell’informazione” provocata dal “tutto e subito” del digitale, il giornalista deve “reinventare il suo ruolo o almeno adeguarlo” alla novità, nella consapevolezza che il giornalismo non è affatto finito anche se “la sua trasformazione non si farà in un solo giorno”.
Dovrà puntare ancor più alla “qualità del trattamento dell’informazione che anche la stampa cattolica ha particolarmente a cuore e dalla quale dipende la qualità del dibattito civile. E dunque la ricchezza della democrazia”.
Il digitale “è un progresso non una regressione” che non chiede all’editoria cattolica di rassegnarsi alla fine della carta ma di “custodire la stampa investendo nel digitale e nell’evoluzione ineluttabile delle professionalità”.
In questo contesto tecnologico e culturale, scrive Max Gallo alla fine del Libro bianco, “la stampa cattolica rimane un riferimento. Il suo impegno sarà la prova della sua libertà e della sua indipendenza. Essa è e sarà ancora indispensabile”. (Sir)

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