“J’accuse” di Sergio Pennati negli atti d’inchiesta che hanno portato all’arresto del consigliere regionale

“Giornalisti sul libro paga di Massimo Ponzoni”

Massimo Ponzoni

MILANO – E’ un lungo “j’accuse” firmato da Sergio Pennati, per anni socio e braccio destro di Massimo Ponzoni, quello contenuto negli atti dell’inchiesta monzese che ha portato all’arresto di alcuni indagati e ad un mandato di custodia cautelare per lo stesso Ponzoni.
Si tratta di una lettera sequestrata dalla Guardia di Finanza a Pennati nel marzo del 2009, nella quale l’ex socio mette nero su bianco tutte le malefatte di Ponzoni, indica nomi, cifre, favori, appalti pilotati, e anche vacanze pagate non solo a Ponzoni ma ad altri esponenti politici”.
“Chi leggerà queste parole è perché purtroppo, a me sarà successo qualche incidente. Nel caso mi capitasse qualcosa la persona a cui dovrà essere addebitata la colpa è Massimo Ponzoni”. Iniziai così la lettera datata 4 marzo 2009, sequestrata dalla Guardia di Finanza nel gennaio del 2010 mentre indagava sul fallimento della società “Il Pellicano”. A scriverla è l’ex socio di Ponzoni, Sergio Pennati.
“Sono stato minacciato nel corso dell’ultimo mese – scrive Pennati – per ben tre volte dallo stesso Ponzoni, minacce in stile mafioso che non mi sarei mai aspettato. Siccome io sono da circa 5 anni suo socio in varie iniziative, nonché fiduciario personale, sono a conoscenza, se non di tutto, ma quasi, di quello che lui ha messo in atto prima per essere eletto e successivamente per mantenere un tenore di vita molto al di sopra delle sue possibilità”.
Pennati parla, poi, di Ponzoni come di una persona che fa uso di stupefacenti, “dedito più che altro alle donne, ogni donna di cui si innamora finisce di portarsi via una casa per sistemarsi”. Fatta questa premessa Pennati fa l’elenco di quelle che definisce le “malefatte” di Ponzoni.
Malefatte che partono dalla campagna elettorale “la cui spesa totale è stata di circa 1 milione e 600 mila euro. Il denaro è arrivato in minima parte da qualche sovvenzione, per il resto sono state ultilizzate varie società che hanno pagato fortune per prestazioni o forniture o prelevate ingenti somme in contanti per comprare voti e pagare ristoranti”.
Nella lettera Pennati fa un elenco di 6 società. Ve ne è una settima, la società “In Studios” di Milano che ha sostenuto successivamente spese per Ponzoni, con la promessa di un politico “marinaio” che avrebbe portato qualche lavoro per loro.
“Attraverso questa società – prosegue Pennati – sarebbe anche stato pagato il figlio dell’onorevole Romani e dei giornalisti definiti a libro paga di Ponzoni”.
“Fra le varie vigliaccate che ha fatto – prosegue – si è permesso di bidonare anche la moglie dell’on. Giancarlo Abelli: sono andato io stesso a ritirare, una volta almeno, 260mila euro mentendo sul valore di un terreno da acquisire in società per avere questa disponibilità ed estinguere un debito aperto dalla società «Sm Piermarini» presso la Banca Popolare di Sondrio, fondi usati per la campagna elettorale”.
Nella lettera Pennati parla, poi, delle proprietà immobiliari di Ponzoni e di quelli della sua famiglia. Parla di appalti sospetti in un più comuni della provincia brianzola ed elenca nel dettaglio “tutti gli uomini” di Ponzoni nelle varie realtà territoriali.
“Non mi ricordo tutto quello che è successo – conclude – le cose sono talmente tante che è impossibile. Sta di fatto che io ho messo a repentaglio quello che avevo e quello che dovevo utilizzare per la mia famiglia per aiutare una persona a fare una carriera politica che non si meritava. Spero che questo che sto scrivendo serva a far sì che sia obbligato a lasciare la politica: in Italia non sappiamo cosa farcene di politicanti del genere, ladri, corrotti drogati, mi pento di averlo votato e in buona fede di averlo fatto votare”. (Adnkronos)
“Le aziende interessate agli appalti – scrive Il Giornale analizzando le 189 pagine di ordinanza di custodia cautelare a carico di Ponzoni e altri quattro indagati – vengono costrette da Ponzoni a finanziare «fittizi contratti di consulenza con i giornalisti Sala, Pirola e Zagato, remunerati per scrivere articoli favorevoli a Ponzoni». Si tratta di circa 30mila euro. Carlo Sala scrive su Libero, Marco Pirola è il direttore del settimanale locale L’Esagono e corrispondente del Giornale, Gianandrea Zagato è un ex redattore del Giornale”.

Cinque ordinanze di custodia cautelare

MILANO – Il gip di Monza ha emesso ieri cinque provvedimenti di custodia cautelare, tra cui uno in carcere nei confronti dell’ex assessore della Lombardia e consigliere regionale Pdl Massimo Ponzoni, nell’ambito di un’inchiesta per appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, corruzione, concussione e peculato.
Le altre ordinanze di arresto riguardano Antonino Brambilla, vice presidente della provincia di Monza e Brianza e Filippo Duzzoni, imprenditore bergamasco, entrambi in carcere, secondo una nota della Guardia di Finanza.
Ai domiciliari sono, invece, finiti Rosario Perri, già assessore della provincia di Monza e Brianza nonché dirigente del settore tecnico del comune di Desio e Franco Riva, commercialista di Cesano Maderno, già sindaco e assessore all’urbanistica del comune di Giussano.
La nota della Gdf spiega che l’indagine, nata a fine 2009, si è sviluppata su due fronti: una relativa a reati contro il patrimonio per appropriazione indebita con ipotesi di bancarotta fraudolenta e l’altra per reati contro la pubblica amministrazione, con corruzione, concussione e peculato.
Il primo fronte si riferisce a presunte “spese, sia per la campagna elettorale di Ponzoni sia per fini personali, addebitate ad una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni (…) anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni”. Due società, “Il pellicano Srl” e “Immobiliare Mais Srl”, entrambe con sede a Desio, sono state dichiarate fallite, dal Tribunale di Monza nel 2010.
Il secondo fronte è relativo alla presunta “capacità di Ponzoni determinare, almeno in parte”, i contenuti dei Pgt (Piano di governo del territorio) di Desio e Giussano, in Brianza, “assicurando ad imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili), grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni”.
Nell’operazione di ieri sono state effettuate anche diverse perquisizioni. (Reuters)

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