Una vera e propria scia di sangue: secondo “Reporter Senza Frontiere” sono 858 i cronisti assassinati dal ‘95

Vergogna: 2 reporter uccisi dall’inizio dell’anno

ROMA – Con la morte oggi a Homs in Siria del giornalista francese di France 2, Gilles Jacquier, vincitore del Premio Ilaria Alpi, salgono a due i reporter che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno in tutto il mondo. Il secondo giornalista, denuncia la ong “Reporter Senza Frontiere (Rsf)”, è Choukri Abou Bourghol, reporter siriano, deceduto il 2 gennaio scorso. Una vera e propria scia di sangue secondo l’ultimo rapporto annuale pubblicato dall’Istituto Internazionale della stampa (Ipi) con sede a Vienna secondo il quale sono stati 103 i reporter che hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro. Dopo l’America Latina, la zona del mondo più pericolosa è il mondo arabo.
Altre cifre arrivano da Rsf che parla di 66 morti, il 16 percento in più rispetto al 2010 quando i morti tra le fila dell’informazione furono 57.
Dal 1995 al 2011, continua “Reporter senza Frontiere”, sono stati 858 i cronisti uccisi, con il 2007 che ha registrato il maggior numero di decessi, 86. La pericolosità del giornalismo è direttamente proporzionale alla instabilità politica delle regioni in cui gli addetti ai lavori vanno ad operare.
Secondo le cifre stilate da Rsf, oltre ai morti, nel 2011, si contano anche 1044 giornalisti arrestati, 1959 aggrediti o minacciati, 71 sequestrati e 73 costretti a fuggire dal proprio Paese.
A livello internazionale sono ben 68 i Paesi in cui si registra la censura di Internet da parte delle autorità politiche. Dati simili a quelli forniti dall’Ipi li fornisce anche l’organizzazione non governativa “Press Emblem Campaign”, con sede a Ginevra, che in uno studio pubblicato sul suo sito, rivela che nell’anno appena trascorso sono stati addirittura 106 i giornalisti uccisi. Solo nella Primavera araba ne sono morti venti e sette soltanto in Libia.
Secondo questa ong sono un centinaio i reporter attaccati, minacciati, arrestati e feriti in Paesi come Egitto, Libia, Siria, Tunisia e Yemen, interessati dalle rivolte arabe. Tuttavia sono Pakistan e Messico i Paesi dove è più difficile lavorare per i giornalisti.
Durissima la vita anche per i reporter di guerra italiani. Nel 1994 fa scalpore il caso della giornalista del Tg3-Rai Ilaria Alpi uccisa insieme all’operatore Miran Hrovatin a Mogadiscio in Somalia.
Nel 2000 vicino a Tbilisi in Georgia viene trovato morto il reporter di Radio Radicale Antonio Russo. Un anno dopo l’inviata del “Corriere della Sera” Maria Grazia Cutuli, viene uccisa in Afghanistan. Nel 2004 è il turno del freelance Enzo Baldoni rapito e poi ucciso in Iraq.
Ma oltre ai decessi ci sono i casi di Daniele Mastrogiacomo, inviato de “La Repubblica” in Afghanistan catturato dai talebani tra le province di Kandahar e Helmand e poi liberato.
Un anno dopo è la giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena, a subire la stessa sorte, sequestrata in Iraq e poi liberata dai servizi segreti italiani un mese dopo. Infine il caso più recente, quello avvenuto lo scorso agosto alle porte di Tripoli, quando quattro reporter italiani vengono rapiti e poi rilasciati diverse ore dopo. (Ansa)

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