A Montecitorio prevale il buonsenso, ma dal 29 novembre le nuove regole impongono di creare un’associazione

Con Afp nasce la figura del fotoreporter parlamentare

ROMA – Dopo le polemiche sulle foto e le riprese dei display dei telefonini e dei bigliettini dei deputati, nasce la figura del fotografo parlamentare.
 Quanti vorranno immortalare i lavori d’aula a Montecitorio saranno invitati a creare una loro associazione, analoga a quella della stampa parlamentare. E dovranno adottare un codice di autoregolamentazione, concordato con la Camera, per seguire regole di comportamento finalizzate alla tutela della privacy dei soggetti ripresi.
E’ questo l’invito che l’ufficio di presidenza ha deliberato di rivolgere ai fotoreporter dopo l’istruttoria svolta dal collegio dei questori e dopo un confronto con gli stessi fotoreporter.
Non solo, i fotografi non saranno più solo “confinati” in una delle tribune che sovrastano l’emiciclo, ma si distribuiranno in quelle che guardano ai diversi settori dell’aula, con un criterio di rotazione. 
La mancata osservazione delle regole sottoscritte comporterà la cancellazione dall’elenco dei fotografi parlamentari e il ritiro del relativo tesserino che verrà approntato.
Le nuove regole saranno in vigore da martedi prossimo, 29 novembre, e varranno anche i cineoperatori tv, che, pur non inseriti nell’elenco, saranno tenuti a sottoscrivere l’impegno, al momento dell’autorizzazione all’accesso in aula, che resterà semestrale.
Sono circa 39, viene spiegato in Transatlantico, i fotografi che frequentano la Camera assiduamente. La decisione dell’Ufficio di Presidenza è stata presa a maggioranza con la sola astensione del vice presidente Antonio Leone (Pdl) e dell’esponente del Carroccio, Giacomo Stucchi.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, avrebbe definito il lavoro svolto dai questori “particolarmente equilibrato” e, secondo quanto si apprende, a chi invocava norme più severe avrebbe risposto con un: “non convengo perché i deputati sono personaggi pubblici e l’aula è un luogo pubblico.
Immaginate una piazza. Non si può evitare che venga fotografato un deputato che dorme sul banco. Abbiamo fatto di tutto perché questo sia un palazzo di vetro”. Certo c’è la privacy, ma o si nega la presenza dei fotografi, ma questo non si può fare, o se si consente loro di venire in aula devono poter utilizzare, avrebbe aggiunto, gli strumenti che ritengono più idonei per il loro lavoro.
L’impegno che da parte dell’operatore andrà sottoscritto è il seguente: “il sottoscritto si impegna a non utilizzare gli strumenti di ripresa fotografica o visiva per cogliere con essi gli atti o i comportamenti dei deputati e dei membri del Governo presenti nell’aula della Camera – normalmente non rilevabili se non tramite l’utilizzo di particolari strumenti tecnologici che, non risultando essenziali per l’informazione sullo svolgimento dei lavori parlamentari, si risolvano in un trattamento di dati personali non consentito, con conseguente violazione della privacy ovvero in una lesione del diritto alla riservatezza delle comunicazioni. Il sottoscritto si impegna in ogni caso a non diffondere e a non conservare immagini di tali atti o comportamenti eventualmente colte. E’ consapevole che la violazione degli impegni assunti comporta la cancellazione dall’elenco dei soggetti autorizzati ad accedere alla tribuna stampa”. Sulla cancellazione dall’elenco e sul ritiro del tesserino la competenza potrebbe essere attribuita al collegio dei questori della Camera. (Agi)

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