Il freelance americano Matthew VanDyke è stato rinchiuso per sei mesi in isolamento ad “Abu Salim”

Giornalista torna nella sua cella del carcere di Tripoli

Matthew VanDyke

TRIPOLI (Libia) – Matthew VanDyke, giornalista americano, è stato imprigionato per sei mesi nel carcere di Tripoli Abu Salim. Era andato in Libia un mese dopo l’inizio delle rivolte per realizzare un documentario, dalla parte dei suoi amici libici, diventati ribelli. Ma è stato arrestato e di lui si è persa ogni traccia. Poi, a metà agosto, con l’arrivo dei ribelli, è riuscito a fuggire. Ora che Tripoli è libera è tornato nel carcere per ricordare quei momenti.
“Mi hanno colpito alla testa, ho perso conoscenza. Stavo scattando delle foto in città a delle persone che sorridevano. E’ tutto quello che ricordo. All’improvviso mi sono svegliato in una cella, di fianco stavano torturando un ragazzo. E non sapevo perché ero lì”.
In tutti i sei mesi è rimasto chiuso in questa cella in isolamento senza alcun contatto con l’esterno, senza libri, senza tv. “Quando la guardia veniva a portarmi da mangiare era l’unico momento in cui vedevo un essere umano; quando apriva queasta finestra”.
VanDyke non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo fuori finché non è riuscito a fuggire. “Quindici, venti minuti dopo la fuga qualcuno ci ha portato in una casa. C’era una televisione che diceva qualcosa a proposito della Nato. Ero sotto choc e dicevo: ok è bello ma ho paura di sognare e svegliarmi di nuovo in prigione tanto è incredibile”.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/inchiesta/20110831_video_11170438.shtml

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