Il presidente del Consiglio solleva dubbi sull’intenzione del presidente della Giunta di monopolizzare l’informazione

La Provincia di Agrigento smembra l’Ufficio Stampa

Vittorio Alfieri

Angelantonio Palillo

Salvatore Grenci

AGRIGENTO – “L’approvazione del Piano esecutivo di gestione con annesso spostamento dell’Ufficio Stampa, approvato dalla Giunta Provinciale con la destinazione dei giornalisti nei poli decentrati, ha di fatto ridisegnato il modo con cui questa Amministrazione intende svolgere l’attività di informazione.
 L’avere destinato i tre giornalisti all’esterno della sede centrale, allo scopo di dare maggiore visibilità ai settori tecnico, turistico e contabile dell’Ente, iniziativa in sè lodevole, a mio avviso, sembra il modo per impedire una corretta e veloce circolazione dell’informazione all’esterno”.
Il presidente del Consiglio della Provincia Regionale di Agrigento, Raimondo Buscemi (Pdl) commenta così la decisione della Giunta di centrodestra, presieduta da Eugenio D’Orsi (Mpa), di smembrare l’ufficio stampa destinando i tre giornalisti (Angelantonio Palillo, Vittorio Alfieri e Salvatore Grenci) a tre settori (tecnico, turistico e contabile) al di fuori del palazzo e, soprattutto, privando i gruppi consiliari della possibilità di informare i cittadini e gli organi d’informazione su fatti e posizioni che possono differire dalla “voce” del presidente che, in tal caso, potrebbe tranquillamente dotarsi di un portavoce.
“
Chiederò – annuncia Buscemi – se tutto questo non sia funzionale a dare minore visibilità al Consiglio Provinciale e ai Consiglieri che, così, non possono svolgere efficacemente il loro mandato nell’interesse dei cittadini utilizzando i normali canali dell’informazione. 
La creazione di una struttura decentrata dell’informazione, lontana dalla sede del Consiglio Provinciale, che prevede filtri e controlli da parte del direttore dell’Area Comunicazione ed eventi e del Responsabile del sito Web – denuncia il presidente del Consiglio provinciale di Agrigento – sembra far trasparire l’intenzione, e di questo si aprirà un confronto sereno ma chiaro con i vertici dell’Ente, come questa Amministrazione voglia avere il controllo dell’informazione e non gradisca che il Consiglio nella sua interezza, Commissioni, singoli tra Consiglieri, Presidente del Consiglio, possano avere un supporto immediato da parte dell’ufficio stampa nell’esercizio del loro ruolo istituzionale, in considerazione del fatto che, non essendo più in sede i dipendenti che hanno la qualifica giornalistica, questi ultimi devono prima essere raggiunti nel loro posto di lavoro, poi debbono sottoporre al dirigente del settore il testo del comunicato, avere il relativo visto e solo successivamente avere la possibilità di inviare i comunicati stampa agli organi di informazione”.
“Ancora più farraginoso – secondo Raimondo Buscemi – il meccanismo se per questi comunicati si chieda l’inserimento nel sito Web della provincia. Non avendo l’Amministrazione altro personale abilitato alla redazione e all’invio dei comunicati stampa, se si esclude il dirigente del Settore Comunicazione ed Eventi, essendo la professione giornalistica negli Enti pubblici prevista solo per il personale iscritto all’ordine professionale, l’averli trasferiti altrove dimostra come si voglia svolgere l’attività di informazione alla Provincia”.
Il presidente del Consiglio ricorda che “si tratta di personale qualificato, che da tantissimi anni svolge, con grande professionalità, il proprio compito, che passerebbe la maggior parte del tempo a richiedere autorizzazioni o a spostarsi da una sede di lavoro all’altra, anziché produrre informazione.
 Questa scelta – sottolinea Buscemi – che ritengo assolutamente incomprensibile deve fare riflettere sul grado di democrazia con la quale vengono gestiti i processi decisionali dell’Ente, che rispondono più ad una logica aziendalistica che ad un moderno processo di gestione delle risorse umane di un ente pubblico nell’esprimere piena fiducia e solidarietà a questi giornalisti, mi auguro che tutti questi spostamenti non abbiano un fine persecutorio nei confronti degli stessi, come spesso si e evidenziato in altri provvedimenti messi in atto dalla Giunta e non sia un ulteriore censura nei confronti del Consiglio e della libera espressione di tutti i consiglieri”.

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