Il segretario generale del Consiglio d’Europa sullo scandalo delle intercettazioni telefoniche

Jagland: “I giornalisti siano più responsabili”

Thorbjorn Jagland

ROMA – Occorre “trovare un equilibrio tra il diritto fondamentale alla privacy, garantito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e la libertà d’espressione”, ma è indispensabile “una cultura del self-control: giornalisti e editori devono agire in modo responsabile e sapersi autoregolamentare”.
Lo ha detto il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, durante la presentazione di un rapporto sul futuro dell’integrazione in Europa, con riferimento allo scandalo delle intercettazioni telefoniche nel Regno Unito per le quali vengono dati per imminenti gli arresti di alcuni giornalisti e dirigenti del News of the World, giornale di proprietà del magnate Rupert Murdoch.
Pur ammettendo la “spietata concorrenza” tra i media, Jagland ha affermato: “Le intercettazioni telefoniche sono un reato che i governi devono perseguire con determinazione proteggendo al tempo stesso la libertà di espressione”. Di qui l’auspicio che “questa vicenda non porti ad una richiesta di controllo degli organi di informazione”.
Nei Paesi “in cui i media non sono liberi si rischiano corruzione e abuso di potere: quello che è accaduto in molti Paesi nordafricani e che prima o poi accadrà in Cina. Senza libertà di stampa non c’è vera democrazia”, ha concluso Jagland, che è anche presidente del Comitato per il Premio Nobel per la pace che nel 2010 è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo.

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