Il New York Times: Saleem Shahzad ha rivelato le infiltrazioni di Al Qaeda all’interno delle forze armate

Il giornalista ucciso dai servizi segreti pakistani

Saleem Shahzad

Saleem Shahzad

ISLAMABAD (Pakistan) – C’è l’Isi, l’agenzia di intelligence pakistana dietro al sequestro e all’uccisione del corrispondente di Aki, Saleem Shahzad, il cui corpo fu ritrovato il 31 maggio scorso a Sara e Alamgir, a circa 100 chilometri da Islamabad. Lo scrive il New York Times, citando funzionari dell’Amministrazione americana che hanno avuto accesso a informazioni di intelligence ottenute sia prima del 29 maggio, giorno della scomparsa del giornalista dalla capitale pakistana, che dopo il ritrovamento del suo cadavere.
Il motivo dell’uccisione di Shahzad, scrive il quotidiano americano, sarebbe legato all’ultimo articolo del giornalista, nel quale venivano rivelate le infiltrazioni di militanti di Al Qaeda all’interno delle forze armate pakistane.
Le informazioni di intelligence visionate dai funzionari Usa citati dal New York Times, che le ritengono “affidabili e risolutive”, mostrano che le azioni dell’Isi sono state “barbare e inaccettabili”. Ufficiali dell’Isi, scrive il quotidiano citando i funzionari Usa, “hanno diretto l’attacco contro di lui (Shahzad, ndr) per metterlo a tacere”.
Un terzo funzionario dell’Amministrazione Usa, la cui identità, come per gli altri due non viene rivelata dal quotidiano, sostiene che “c’erano abbastanza informazioni di intelligence e indicazioni dopo la morte di Shahzad per farci ritenere che sia stata l’Isi a ordinare la sua uccisione”. I funzionari Usa, scrive ancora il Nyt, decideranno nei prossimi giorni il modo in cui presentare le informazioni ottenute sull’uccisione di Shahzad al governo pakistano, anche alla luce dei rapporti sempre più tesi tra i due Paesi, a seguito del raid di Abbottabad nel quale fu ucciso Osama Bin Laden.

Aveva sollevato il coperchio di un vero e proprio verminaio
NEW YORK (Stati Uniti) – Furono i servizi segreti militari pakistani (Isi) a ordinare il rapimento è l’uccisione del giornalista pachistano Syed Saleem Shahzad, il collaboratore di varie testate italiane trovato morto il 31 maggio scorso a 150 chilometri da Islamabad, con segni di torture. A sostenerlo è il sito del New York Times, che cita funzionari dell’Amministrazione Usa. Le autorità americane, secondo queste fonti, sono entrate in possesso di rapporti riservati antecedenti alla scomparsa del reporter dai quali emergerebbe il coinvolgimento diretto di alti funzionari dell’agenzia di spionaggio pakistana nell’organizzazione del rapimento e dell’uccisione di Shahzad, per “mandare un forte monito ai giornalisti e alla società civile pachistana”.
Secondo molti osservatori, Syed Saleem Shahzad è stato vittima dei suoi reportage scomodi, che portavano alla luce l’intrigo che tiene insieme miliziani di al Qaeda e 007 pakistani. La sua sorte era segnata da quando il giornalista aveva sollevato il coperchio di un vero e proprio verminaio nelle forze armate pachistane e, di conseguenza, confermato i sospetti americani sulle collusioni di ambienti militari di Islamabad con l’organizzazione di Osama bin Laden. Riportando su Asia Times on line, di cui era caporedattore, i retroscena dell’attacco alla base navale di Karachi il 22 maggio scorso, Saleem Shahzad rivelò la presenza di una quinta colonna di al Qaeda tra i militari.
L’assalto alla base, rivendicato dai talebani come una rappresaglia all’uccisione dello Sceicco del terrore, sarebbe stato in realtà la vendetta contro l’arresto di diversi militari legati all’organizzazione terrorista. Il reporter era stato rapito il 30 maggio nel pieno centro della capitale pakistana. Era atteso nella sede di una tv locale per un’intervista ma non è mai arrivato. Il suo cadavere è stato trovato nella sua auto a Sarai Alamgir, a circa 150 chilometri da Islamabad. Sul suo corpo c’erano segni di tortura. Syed aveva 40 anni e lascia una moglie e tre figli.
 (Agi).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *