ISLAMABAD – Il corrispondente di Aki – Adnkronos international e collaboratore de La Stampa, Syed Saleem Shahzad, è stato ucciso a Islamabad e non a Sarai Alamgir, dove il suo corpo è stato trovato il 31 maggio.
E’ quanto riferisce la polizia del Punjab che sta indagando sull’omicidio.
L’autopsia condotta sul corpo del reporter, infatti, ha constatato che Shahzad è morto 48 ore prima che venisse condotto l’esame autoptico.
La polizia sospetta che il suo corpo senza vita sia stato gettato nel Canale Upper Jhelum vicino a Sarai Alamgir, a 150 chilometri dalla capitale, per ingannare gli investigatori.
Anche la sua auto è stata portata sul luogo dove è stata ritrovata e parcheggiata sulla GT Road dopo l’assassinio, secondo quanto si legge nella relazione d’indagine di cui il giornale pakistano “The Express Tribune” ha ottenuto una copia.
Nel testo si legge che non c’è un singolo elemento che possa contribuire a restringere l’ambito delle indagini e “si mette in rilievo ogni possibile sospetto”.
La polizia di Islamabad ha arrestato una persona sospettata di essere coinvolta nel rapimento e nell’omicidio di Shahzad, mentre gli agenti del Punjab non hanno compiuto arresti.
I sospetti di un possibile coinvolgimento dei servizi segreti pakistani nel rapimento e nell’omicidio derivano da una sequenza di eventi emersi dopo la morte di Shahzad.
Dopo un articolo pubblicato dal giornalista su presunti legami tra al-Qaeda e la Marina militare pakistana, il giornalista aveva confessato a un collega di Dawn e a un rappresentante di Human Rights Watch di aver ricevuto minacce di morte. Il cognato Mudassar Hamza Amir ha confernato che Shahzad non aveva nemici personali.