Così, in una lettera al sindaco di Roma, Fiamma Satta, giornalista professionista affetta da sclerosi multipla

“Caro Alemanno, per votare ci sono voluti i Carabinieri”

Fiamma Satta

ROMA – “Caro Sindaco Alemanno, sono una cittadina romana costretta a far intervenire i Carabinieri per poter esercitare il proprio diritto al voto”.
Inizia così la lettera, indirizzata all’inquilino del Campidoglio, in occasione del referendum popolare di ieri ed oggi, 12 e 13 giugno, di Fiamma Satta, giornalista professionista – ma, come lei stessa sottolinea, innanzitutto una cittadina – colpita, nel 1993, dalla sclerosi multipla.
“Abito in centro, sono invalida al 100% e questa mattina, domenica 12 giugno, mi sono recata nel mio seggio (Scuola Media Virgilio- Via Giulia) dove voto da anni e dove da anni esiste una cabina al piano terra per permettere il voto a chi presenta difficoltà a salire le scale (per esempio anziani e\o invalidi).
Anche questa mattina – scrive Fiamma Satta – c’era una cabina predisposta al piano terra ma non è stato possibile convincere il Presidente del seggio 1701 a portare o far portare al piano terra le schede, per mettermi nella condizione di votare”.
La lettera, che non ha bisogno di commenti, compare, tra l’altro, sul blog che la giornalista (Fiamma Satta collabora con diverse testate, tra cui Vanity Fair e La Gazzetta dello Sport) tiene,
dal 2009, dalla scoperta, cioè, della malattia, sulla Rete (http://diversamenteaff-abile.gazzetta.it) :
“Idem per una signora di 92 anni, Alba Maria Battistini, appartenente al mio stesso seggio, palesemente impossibilitata a salire anche un solo gradino e che aveva già fatto la richiesta tre ore prima di me.
Questo Presidente del seggio 1701, un signore palesemente irrigidito dalla sua ottusità e dalla sua totale mancanza di buon senso o di buona volontà, si è caparbiamente ancorato alla giustissima norma contenuta nel suo “manualino del perfetto Presidente di Seggio”, per la quale le schede non devono uscire dal seggio, insistendo sull’esistenza di un cartello informativo per gli invalidi di andare a votare altrove, in Via dei Giubbonari, munendosi di  fotocopia di certificato di invalidità.
Peccato che questo cartello informativo fosse al secondo piano; peccato che nessuna scheda sarebbe uscita dal seggio visto che esisteva una cabina predisposta al pianterreno; peccato che la signora 92enne, una volta faticosamente raggiunto il distantissimo seggio di Via dei Giubbonari, era invece stata rimandata in Via Giulia, in quanto semplicemente anziana, e non invalida; peccato che il Presidente di un altro seggio, dotato di buon senso, di buona volontà e per niente ottuso, si dava da fare per permettere ai “suoi” invalidi e ai “suoi” anziani di votare.
Poiché nessuna nota informativa di un eventuale cambiamento di seggio mi era pervenuta a casa, ho preteso di esercitare il mio diritto a votare lì, nel mio seggio, in quel momento.
Purtroppo, per farlo, non mi è rimasto che chiamare i Carabinieri, dopo l’arrivo dei quali, nel giro di pochi minuti, io e la signora 92enne siamo state messe nella condizione di votare.
Caro Sindaco, richiedo una maggiore attenzione alle categorie delle persone gravate da difficoltà predisponendo il servizio dei seggi elettorali in modo più consono, e predisponendo un concreto e intelligente servizio informativo, anche in merito al comportamento che i Presidenti di seggio debbano tenere.
In un paese civile l’attenzione al prossimo in difficoltà, che sia un invalido, o un anziano, o una donna incinta, è ritenuto un sacrosanto dovere.
Vivo in una bella città, forse la più bella del mondo, vorrei fosse anche una città civile”.

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