L’arcivescovo giornalista di Campobasso sottolinea che “non può essere trattata come una mera merce”

Mons. Bregantini: “L’acqua va mantenuta bene pubblico”

Giancarlo Bregantini

CAMPOBASSO – L’acqua “non può essere trattata come una mera merce tra le altre e il suo uso deve essere razionale e solidale. Va mantenuta come un bene pubblico, poiché il diritto all’acqua risiede nella dignità umana. Diritto universale e inalienabile”.
Lo scrive, citando il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo-giornalista di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, nel messaggio inviato ai partecipanti al convegno “Una Chiesa custode della terra”.
Il convegno è stato organizzato ieri, a Padova, dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro e il Servizio nazionale per il progetto culturale, in collaborazione con le Associazioni teologiche Ati e Atism, la Facoltà teologica del Triveneto e la Fond. Lanza.
Mons. Bregantini, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine ed al Sindacato dei Giornalisti della Calabria, non è potuto intervenire al convegno per stare accanto alla madre che “sta molto male”, ma ha mandato un lungo messaggio letto da mons. Angelo Casile.
“Se custodisco il creato – afferma mons. Bregantini – il creato custodisce la mia «casa». È la riscoperta degli stili di vita, con quella consapevolezza crescente che ci insegnano le recenti «tragedie innumerevoli» di cui ha parlato il Papa proprio ieri e che ci interpellano. Ecco allora l’impegno perché l’acqua resti nella logica espressa dal Compendio”, ossia mantenerla come “bene pubblico”.

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