Dopo sei mesi di divorzio, lascia Libero e dal 6 giugno tenta di rilanciare il centrodestra

Vittorio Feltri torna al Giornale di Berlusconi

Vittorio Feltri

MILANO – Shock dei giornali di centrodestra, che leggono il risultato delle amministrative dello scorso fine settimana come una “botta” per il Tempo, “Una legnata della Madonnina” per la Padania, “Un grande psicodramma” per il Giornale, “Una batosta per Silvio, che chiagne e non fotte” per Libero.
Se dai titoli si evince che la linea dettata dalla stampa di centrodestra è quella di assorbire il livido e andare avanti, è negli editoriali che si annidano messaggi trasversali e prese di posizione. Scrive Alessandro Sallusti, direttore del Giornale: “Dicono che è finito il berlusconismo ma io mi chiedo se il berlusconismo può fare ancora qualche cosa per noi meglio e più di altri? Se la risposta è sì – sottolinea – avanti senza paura che gli incidenti si superano, se è no non fasciamoci la testa perché cambiare sarebbe inevitabile oltre che giusto.
Io credo che la risposta corretta sia la prima, ma invito gli amici del Pdl a non trasformarla rapidamente in quella sbagliata. Come? Riducendo il berlusconismo a quello che non è e che non può essere, cioè un partito regolato da norme rigide e statutarie, da riti pazzeschi e assemblee interminabili”.
“Più che a rifare il Pdl – conclude Sallusti – i leader del partito pensino a fare bene i ministri, i governatori, i sindaci quali molti di essi sono. Credo che ciò sarebbe sufficiente a evitare il ripetersi di un nuovo caso Milano. Cioè, meno chiacchiere e più fatti”. Se l’invito del Giornale è quindi quello di governare, dalla Padania arriva l’esortazione a “ripartire da Pontida” il 19 giugno, perché “la Lega ha recepito il messaggio degli elettori”, che non si sentono più rappresentati dal presidente del Consiglio.
Se quindi “bruciano le sconfitte di Milano e Napoli”, per Roberto Maroni “serve un colpo d’ala, anzi di frusta, per rilanciare l’azione del governo”, ma per Roberto Calderoli “è necessario un esame di coscienza e andare avanti con le riforme”. Anche Libero, a giudicare dalla copertina (una grande caricatura di Berlusconi piangente) non fa sconti al premier. “Il disastroso risultato di Milano e Napoli non è un campanello d’allarme, ma una sirena di quelle che ti bucano i timpani e chi pensa di minimizzarlo – scrive il direttore, Maurizio Belpietro – sbaglia parecchio”, perché ”il governo e la maggioranza sono ai minimi termini”.
Ancora più duro Vittorio Feltri, che in una lettera aperta a Berlusconi, sottolinea “la catastrofe” accaduta lo scorso fine settimana. Eppure, per il direttore editoriale di Libero, quanto accaduto “non è la fine del mondo e neanche la fine del berlusconismo. Le opportunità di riparare non mancano. Serve però – scrive al premier – che lei torni ad essere e a fare il Berlusconi, un uomo nel quale potersi identificare”. “Un consiglio e una preghiera – conclude quindi Feltri – provveda a tutti noi oltre che a se stesso”. (TMNews).
E per rilanciare il centrodestra, la famiglia Berlusconi tenta di correre ai ripari convincendo Feltri a tornare al Giornale. E’ di oggi, infatti, la notizia che, stamani, il direttore di Libero ha firmato il contratto del suo rientro, dopo sei mesi, a partire dal 6 giugno prossimo. Direttore editoriale o editorialista, poco importa. Al quotidiano di Berlusconi serve il suo apporto. Alessandro Sallusti? Dato in partenza nei giorni scorsi, potrebbe rimanere al fianco di Vittorio Feltri.

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