

La seconda l’albanese, da 467mila cittadini della sola Albania. La terza lo spagnolo, compreso da 266mila immigrati provenienti da buona parte dell’America Latina (soprattutto peruviani, ecuadoriani, dominicani, colombiani, cubani e argentini).
Anche l’inglese e il francese hanno verosimilmente una buona diffusione sul territorio italiano, il primo associabile a 215mila persone tra indiani, pakistani e ghanesi e il secondo a 173mila tra senegalesi, nigeriani, ivoriani e cittadini di Burkina Faso, Mauritius e Camerun; così come discretamente parlati e compresi — ma in questi casi riferibili ad un’unica popolazione nazionale — sono sicuramente anche il cinese (per 188mila unità), l’ucraino (per 174 mila) e il filippino o tagalog (per 124mila).
Nella città di Milano il panorama linguistico risulta un po’ differente: l’arabo è il più diffuso (per 38mila unità), seguito dallo spagnolo (per 36mila) e dal filippino (per 31mila), con una buona rappresentanza anche del cinese (parlato da almeno 17mila residenti) e del tamil o del cingalese (da 12mila cittadini dello Sril Lanka); viceversa, con minori importanze delle lingue albanese, ucraina, francese e inglese.