CASO RUBY - Richiesto dalla Procura di Milano per i “festini a luci rosse” nella villa di Arcore

“Rinvio a giudizio per Fede, Minetti e Mora”

Nicole Minetti

Emilio Fede

MILANO – E’ arrivata quasi 2 mesi dopo la chiusura delle indagini sul cosiddetto caso Ruby la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano per Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora. Il direttore del Tg4, la consigliere lombarda del Pdl e l’agente dei vip sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione e in particolare di aver “arruolato”, in concorso tra loro, 33 giovani e avvenenti ragazze – poi soprannominate papi-girls – da inviare ai festini a sfondo erotico di Arcore.
Non solo: i tre devono anche rispondere di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile per aver “adescato” Karima El Marhoug, conosciuta da Fede durante un concorso di bellezza in Sicilia quando la giovane meglio conosciuta come Ruby era ancora una sedicenne. Ciascuno di loro aveva un ruolo definito nell’organizzazione delle nottate di Arcore: compito del direttore del Tg4 era quello di individuare le ragazze “valutando di persona e preventivamente – si legge nel provvedimento che ricalca con esattezza l’avviso di chiusura indagini dello scorso 15 marzo – la rispondenza dei requisiti estetici”.
Un impianto accusatorio rimasto dunque inalterato anche dopo la mossa dei legali del direttore del Tg4, che nei giorni scorsi avevano accusato i magistrati milanesi di “errore grossolano” per aver confuso l’utenza telefonica di Fede con quella di Mora.
Chiarisce il capo della procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati: “E’ stato un errore di trascrizione che compare in una copia del tabulato.

 I documenti originali sono esatti”. Lele Mora era, invece, il “selezionatore” di “giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi”.

Lele Mora

Più delicato il ruolo di Nicole Minetti: secondo gli inquirenti, era l’ex igienista dentale di Berlusconi, poi eletta al consiglio regionale della Lombardia nel listino bloccato di Roberto Formigoni, ad occuparsi della “sistematica erogazione di corrispettivi per l’attività di prostituzione svolta” dalle ragazze, ricompensate in diverse occasioni anche attraverso “la concessione in comodato d’uso di alcune abitazioni, ubicate a Milano 2 via Olgettina numero 65”.
Tutto è raccontato nelle 32 pagine che i procuratori Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano hanno inviato al gup Maria Grazie Domanaico. Oltre ai capi di imputazione e all’elenco delle fonti di prova, la richiesta di rinvio a giudizio contiene anche una descrizione minuziosa sulla serata “tipo” di Arcore: prima la cena, poi il “bunga-bunga” con le papi-girls che “si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici toccandosi reciprocamente”, oppure “toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi”.

 E, da ultimo, il cosiddetto fine serata, fase “consistita nella scelta da parte di Berlusconi di una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi”.
Festini a luci rosse che – questa la convinzione della procura di Milano – hanno avuto come protagonista anche Ruby quando la giovane marocchina era ancora minorenne. Gli inquirenti hanno calcolato 13 “visite” di Ruby a Villa San Martino, e nella richiesta di rinvio a giudizio si legge che la giovane avrebbe compiuto “atti sessuali con Silvio Berlusconi, dietro pagamento di corrispettivo in denaro ed altre utilità”.

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