La vera colpa di Gianni Proiettis è riferire le verità che non piacciono al potere

Messico: espulso collaboratore del “manifesto”

Gianni Proiettis

CITTA’ DEL MESSICO – Gianni Proiettis, docente di antropologia presso l’Universidad Autonoma del Chiapas e collaboratore de “il manifesto”, è stato espulso dal Messico: lo rendono noto fonti ufficiali, sottolineando che la decisione è stata presa a causa di una “irregolarità migratoria” di Proiettis.
La moglie del docente, Maribel Rotondo, ha denunciato di non sapere dove fosse il marito da quando, venerdì mattina, lo stesso Proiettis si è recato presso gli uffici delle autorità migratorie per rinnovare il soggiorno.
“E’ stato il responsabile della cancelleria consolare dell’ambasciata italiana, Guido De Marco – ha precisato – a informarmi che mio marito è stato deportato in un volo in partenza per Madrid”.
Secondo la stampa locale, alla base dell’espulsione c’è il fatto che Proiettis “svolge una professione diversa da quella per la quale era stato autorizzato” dalle autorità, e cioè – ha precisato l’Istituto nazionale di migrazione – l’insegnamento presso la “Universidad Autonoma” del Chiapas, nella sede di San Cristobal de las Casas.
“Non ti preoccupare. Giovanni deportato”, scrive oggi Maurizio Matteuzzi sul quotidiano comunista, in un articolo sullo storico collaboratore del manifesto dal Messico. “Questa volta – scrive il manifesto – è andata male e l’hanno fregato ben bene, ma il senso dell’humour non viene mai meno. Neanche nelle circostanze più ingrate. Come questa”.
Nella mail spedita da Madrid a sua moglie Maribel, che da venerdì mattina ne aveva perso completamente le tracce, “per lo meno confermava che il «Giovanni deportato» era vivo, anche se cacciato su due piedi dal paese in cui vive ormai da una ventina d’anni. A Madrid, dove era arrivato nel pomeriggio di ieri da Città del Messico, era pronto un volo per Roma. Deportato, cacciato, espulso.
Questa volta – denuncia il manifesto – le autorità messicane hanno fatto le cose per bene. Ci avevano già provato in dicembre quando individui armati l’avevano preso a punta di pistola a San Cristóbal de las Casas, nel Chiapas, dove risiede abitualmente (e dove insegna antropologia nell’Università autonoma del Chiapas), e, dopo averlo accusato di portarsi addosso marijuana (accusa falsa), l’avevano lasciato andare solo a notte fonda scusandosi tanto per «la confusione». In realtà l’appuntamento era solo rimandato. E venerdì è scattata la trappola”. “L’appiglio formale – spiega il manifesto – pare sia l’accusa di non figurare accreditato come giornalista straniero”.

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