L’arcivescovo-giornalista di Reggio Calabria suona la sveglia contro corruzione, clientele e favoritismi mafiosi

Mons. Mondello: “Dittatura da mancanza di lavoro”

L'arcivescovo di Reggio, mons. Vittorio Mondello

REGGIO CALABRIA – “Operare affinché siano rese più libere e dignitose le condizioni della vita di tutti e soprattutto degli ultimi: in cammino verso l’eterno, ma con i problemi da affrontare ogni giorno nell’impatto col tempo”. È l’appello di mons. Vittorio Mondello, arcivescovo-giornalista di Reggio Calabria-Bova,  iscritto al Sindacato Giornalisti della Calabria ed all’Ucsi Calabria, nel messaggio per la Pasqua dal titolo “Svegliamoci, laici cattolici Reggini e Calabresi”.
Per il vescovo oggi i partiti e la classe politica “attraversano una crisi, che potremmo definire epocale. Essa, in qualche modo, fa parte della crisi globale che attraversa il tessuto di vita dell’umanità intera; ed affonda le radici, in ultima analisi, in quella «dittatura del relativismo» che permea il modo di pensare comune. Ma é più evidente, ed insieme deprimente, per il ruolo pubblico che i partiti e la classe politica hanno”.
Da qui l’urgenza della “creazione” di una classe politica nuova “che nasca dalla libera scelta dei cittadini e si attesti esclusivamente sulla frontiera della promozione del bene comune. Ecco perché – scrive mons. Mondello – ancora di più avvertiamo come sofferenza – qui in Calabria e a Reggio – l’emergere di situazioni amministrative pesanti, non trasparenti, difficili da sanare, e che potranno divenire ancora più drammatiche nella prospettiva di un federalismo fiscale non ben definito”.
Situazioni che, aggiunge il vescovo, “invece di essere affrontate, con umiltà, efficacia e trasparenza, registrano una fitta rete di silenzi, di rinvii, di litigi e contrapposizioni, che finiscono col seminare nel cittadino delusione e sfiducia”.
Da qui l’appello: “Svegliamoci, laici cattolici reggini e calabresi! È tempo di prendere in mano le redini di un cambiamento di rotta”. Mons. Mondello, quindi, indica alcuni “scenari dentro i quali é indispensabile una presenza profetica di quanti si ispirano ai valori del Vangelo”.
Tra questi lo scenario della situazione dei poveri “sull’intero territorio calabrese e nella nostra diocesi in particolare: quei poveri che siamo chiamati a servire”; “quando si sente parlare di un tasso di povertà fisiologico dentro una società dei consumi e del benessere, si deve avere il coraggio di denunciare che questo modo di ragionare é – dal punto di vista evangelico ed anche dei rapporti sociali corretti – un’autentica bestemmia. Come, del resto, é assurdo accettare, senza fiatare, certe scelte di politica nazionale che toccano il cuore della politica locale”.
Inoltre, mons. Mondello si dice “convinto che operare gravi tagli di risorse a discapito degli ultimi, spingere verso un welfare privato della carità, ridurre diritti acquisiti a benefici opzionali, ridimensionare se non chiudere servizi essenziali, che hanno fino ad oggi assicurato una dignitosa sopravvivenza a migliaia di anziani, minori, disabili, tossicodipendenti, poveri della strada, non può avvenire dentro un assordante silenzio”.
Un altro “scenario” è quello della mancanza di lavoro: “Come si fa a dire che esiste la democrazia in una città dove non esiste il lavoro? Come può essere libero un giovane chiamato ad esprimere il suo voto, quando una reale «dittatura della mancanza di lavoro» lo rende facilmente ostaggio di una politica corrotta, o di logiche clientelari e familistiche, quando non di favoritismi decisamente mafiosi?”.
Mons. Mondello chiede un impegno ai laici sottolineando che “non spetta alla Chiesa in quanto tale la soluzione dei problemi della politica”, ma “è chiaro che la Chiesa deve educare i laici a vivere per intero la loro vocazione, che include anche la loro efficace e incisiva presenza nel mondo della vita politica e sociale. Che tutto questo avvenga nel contesto di un messaggio pasquale – conclude mons. Mondello – non é un limite, ma un punto di forza”.

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