
Mario Orfeo
ROMA – “Saremo un giornale di parte: la vostra. Saremo un giornale di parte: quella di Roma”. Ma anche dalla parte “dei diritti umani, e dei diritti sociali e civili, del lavoro e della giustizia” e ancora “della Costituzione e delle istituzioni della Repubblica, perché senza le istituzioni nulla è durevole”. E’ l’impegno di Mario Orfeo, neo direttore del Messaggero, nell’editoriale pubblicato oggi in prima pagina sul quotidiano.
Prendendo spunto dal “forte sentimento unitario” riemerso per il 17 marzo “sotto la spinta appassionata del presidente della Repubblica”, Orfeo sottolinea che “il ritrovato orgoglio per la comune appartenenza è il collante più efficace per affrontare le complesse sfide del futuro”. Con questo spirito il direttore prende “oggi l’impegno che ho preso, e per il quale lo ringrazio – scrive ancora – con l’Editore, Francesco Gaetano Caltagirone, per un’informazione libera e indipendente.
Solo un’informazione responsabile – sottolinea – può formare un’opinione pubblica consapevole, solo l’una e l’altra insieme – ingredienti fondamentali di ogni moderna democrazia – possono creare le condizioni necessarie a un paese che deve essere più giusto e deve tornare a crescere. Il nostro sarà per questo un contributo critico ma sempre costruttivo, senza cedere al qualunquismo e alla faziosità dei tempi”.
“Per Roma e con Roma – dice Orfeo – respingeremo le cicliche tentazioni del Nord di farsi predatore, difenderemo le eccellenze, i centri di sviluppo economico, i grandi serbatoi di talento delle scienze e delle arti, guarderemo il Sud come occasione e non come fardello”.
Ma il radicamento sul territorio “non ci impedirà certo di osservare e raccontare ciò che accade nel mondo, da Bruxelles a Pechino, e ora in particolare sull’altra sponda del Mediterraneo, dalla Libia fino alla Siria”. “Consapevoli che il Paese di tutto avrebbe bisogno per superare il momento difficile e per poter ripartire tranne che dello scontro politico permanente e avvelenato di questa lunga stagione, non ci stancheremo di chiedere a tutti – conclude Orfeo – quel sussulto di dignità/responsabilità che faccia finalmente prevalere l’interesse collettivo su quello particolare e che porti a conclusione in modo non traumatico la grande incompiuta della Seconda Repubblica”.