La Procura di Milano ha chiuso le indagini su Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti

Il caso Ruby e l’induzione alla prostituzione

La consigliere regionale Nicole Minetti (Pdl)

Emilio Fede

MILANO – Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti hanno commesso il reato di favoreggiamento e induzione alla prostituzione fino al gennaio scorso. E’ quanto emerge dal comunicato diffuso ieri dalla procura di Milano sulla chiusura delle indagini nei confronti del direttore del Tg4, della consigliera regionale del Pdl e dell’agente dei Vip nell’ambito del cosiddetto Caso Ruby.
Nel comunicato firmato dal procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, è scritto che il primo capo di imputazione che riguarda il favoreggiamento e l’induzione alla prostituzione, è relativo a un reato consumato dagli inizi del 2009 fino al gennaio 2011. Vale a dire circa 3 mesi dopo l’esplosione dello scandalo sulla cosiddetta vicenda Ruby, avvenuto a ottobre 2010.
Dunque, le accuse ipotizzate nei confronti del direttore del Tg4, della consigliera regionale del Pdl e dell’agente dei Vip, sono di induzione e favoreggiamento alla prostituzione e alla prostituzione minorile.
In sostanza, è la premessa per la richiesta di rinvio a giudizio che verrà inoltrata ai gip nei prossimi giorni.
Secondo i magistrati titolari dell’inchiesta, il reato di favoreggiamento e induzione alla prostituzione minorile è cominciato nel settembre 2009.
Proprio al settembre 2009 risale il primo incontro tra Emilio Fede e Karima El Mahroug, nota come Ruby, in occasione di un concorso di bellezza a Taormina. Secondo gli inquirenti, dunque, Emilio Fede avrebbe cercato di indurre la giovane marocchina alla prostituzione a partire da quella data, quando Ruby era ancora minorenne.
Sono 33 le “papy girl” che hanno partecipato ai festini a luci rosse nella residenza di Arcore del presidente dl Consiglio, Silvio Berlusconi. Questa la convinzione dei magistrati milanesi.
Non manca una descrizione del cosiddetto “bunga bunga” nell’avviso di fine indagine che la procura di Milano ha notificato ieri a Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Nelle serate di Arcore, si legge nelle carte, dopo “una prima fase che precedeva una cena” seguiva “una seconda fase definita bunga bunga, che si svolgeva all’interno di un locale adibito a discoteca dove le partecipanti si esibivano in mascheramenti, spogliarelli e balletti erotici toccandosi reciprocamente ovvero toccando e facendosi toccare nelle parti intime da Silvio Berlusconi”.
Ma secondo i magistrati milanesi c’è anche “una terza fase, a fine serata, consistita nella scelta da parte di Silvio Berlusconi di una o più ragazze con cui intrattenersi per la notte in rapporti intimi, persone alle quali venivano erogate somme di denaro e altre utilità ulteriori rispetto a quelle erogate alle altre partecipanti”.

Karima El Mahroug, la giovane marocchina conosciuta come Ruby “compiva atti sessuali con Silvio Berlusconi dietro pagamento di corrispettivo in denaro e altre utilità”. E’ quanto mettono nero su bianco i magistrati titolari dell’inchiesta sui presunti festini a luci rosse di Arcore.

I magistrati milanesi individuano almeno 13 date in cui Ruby si trovava a Villa San Martino nella residenza di Silvio Berlusconi. Le date riportate nell’avviso di fine indagine sono quelle del 14, 20, 21, 27 e 28 febbraio, 9 marzo, 4, 5, 24, 25, 26 aprile e 1 e 2 maggio 2010.

Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora. Stessi reati – favoreggiamento e induzione alla prostituzione e prostituzione minorile – ma ciascuno con compiti diversi nell’organizzazione dei “bunga bunga” ad Arcore. Ruoli distinti che i magistrati milanesi titolari dell’inchiesta sul cosiddetto caso Ruby descrivono minuziosamente nelle 15 pagine di avviso chiusura indagini notificato ai tre organizzatori delle nottate a luci rosse di Arcore.

Il direttore del Tg4 aveva il compito di reclutare e selezionare le ragazze, cosa che faceva “anche congiuntamente con Lele Mora”. In particolare, scrivono i magistrati milanesi, Fede “si adoperava per la individuazione delle giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, informandosi personalmente sulle caratteristiche fisiche delle ragazze disponibili e, in taluni casi, valutando di persona, preventivamente, la rispondenza dei requisiti estetici”.
Sempre Fede “organizzava, in alcune occasioni, l’accompagnamento da Milano ad Arcore ad alcune delle partecipanti delle serate, mettendo a disposizione le proprie auto, inducendo e favorendo l’attività di prostituzione”.
Diverso il ruolo di Nicole Minetti, la quale si occupava della “sistematica erogazione di corrispettivi per l’attività di prostituzione svolta” dalle ragazze, pagate anche attraverso “la concessione in comodato d’uso di alcune abitazioni, ubicate a Milano 2, via Olgettina numero 65, nonché in contributi economici corrisposti, previo assenso di Silvio Berlusconi, per il tramite del suo fiduciario Giuseppe Spinelli”.
Ed era sempre la consigliera regionale del Pdl eletta nel listino bloccato di Formigoni che secondo gli inquirenti “organizzava in alcune occasioni l’accompagnamento da Milano ad Arcore di alcune delle partecipanti alle serate, mettendo a disposizione le proprie auto”.

Quanto, infine, a Lele Mora, era lui a selezionare “giovani donne disposte a prostituirsi presso la residenza in Arcore di Silvio Berlusconi, individuandole anche tra le ragazze legate per motivi professionali all’agenzia operante nel mondo dello spettacolo dal medesimo gestita”.
Inoltre, secondo i magistrati milanesi, l’agente dei vip “organizzava in alcune occasioni l’accompagnamento da Milano ad Arcore di alcune delle partecipanti alle serate mettendo a disposizione le proprie auto, inducendo e favorendo l’attività di prostituzione”.

“Le ipotesi di reato contestate dalla procura di Milano a Nicole Minetti, Emilio Fede e Lele Mora sono totalmente destituite di fondamento ed in insanabile contrasto con la realtà processuale e con le indagini svolte. Mai sono avvenuti i fatti descritti, mai il presidente Berlusconi si è trovato coinvolto in situazioni quali quelle prospettate”.
Lo dichiara, in una nota, l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini.
“Si è sempre trattato – spiega Ghedini – di incontri conviviali più che corretti e senza nessuna implicazione sessuale come è stato testimoniato da decine e decine di persone presenti.
L’ipotesi poi che vi siano stati addirittura tredici incontri di natura sessuale fra il presidente Berlusconi e Karima El Mahroug è totalmente fuori da ogni realtà, in contrasto con le dichiarazioni della stessa che ha ripetutamente affermato di non aver mai avuto nessun rapporto sessuale con il presidente Berlusconi, essere stata ad Arcore due o tre volte, di essersi presentata come egiziana, parente del presidente Mubarak e ventiquattrenne”.

“Si tratta di ricostruzioni fattuali, illogiche, inverosimili e che non potranno che dimostrarsi inesistenti al primo vaglio processuale”, conclude Ghedini.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *